Cosa attendersi dall'inflazione USA di marzo?

Il prossimo 10 aprile saranno pubblicati i dati sull’inflazione statunitense di marzo. Se da un lato le rilevazioni appaiono datate dopo l’annuncio delle tariffe reciproche da parte di Trump, dall’altro si può avere un’idea di come i dazi stanno iniziando a influenzare i prezzi.

Su base annuale, Bloomberg stima una rilevazione headline in calo dal 2,8% al 2,6%. Per quanto riguarda il dato core è prevista solo una lieve contrazione dal 3,1% al 3%.

Gli analisti di Wells Fargo sono leggermente più ottimisti sulla misurazione complessiva, con attese al 2,5%. Gli esperti ritengono che le rilevazioni saranno meno ottimistiche rispetto ai cali generali, in quanto la spinta al ribasso da parte dei beni energetici sarà guidata dalle preoccupazioni per la crescita dell’economia, l’inflazione dei beni di base era già in ripresa e la disinflazione dei servizi resta lenta.

A ciò si aggiunge l’idea che possa essere raggiunto il minimo del dato core, in quanto i dazi porteranno ad un’accelerazione dei prezzi.

La lotta della Fed per riportare le pressioni sui prezzi all’obiettivo si stava dimostrando particolarmente complessa già prima dell’introduzione delle tariffe, in quanto la normalizzazione delle catene di approvvigionamento stava già portando ad un rimbalzo dell’inflazione dei beni. Questo ha reso la flessione dell’inflazione dei servizi più indispensabile.

Riportare l’inflazione all’obiettivo richiederà più tempo. WF stima che se l’aliquota tariffaria media effettiva salisse dal 2,3% del 2024 al 24%, il tasso di inflazione dei beni aumenterebbe di 6-7 punti su base annua. Questo si tradurrebbe ne 2-2,5 punti percentuali in più nell’IPC globale a/a. La direzione appare quindi chiara, anche se restano incertezze su durata, passaggio ed effetti di secondo impatto sui prezzi dei dazi.

Fonte: ricerca Wells Fargo