Materie prime e inflazione: la relazione cambia a seconda dei Paesi osservati

Da fine 2022 a metà 2023, il calo dell’inflazione è stato prevalentemente dovuto ad una normalizzazione delle pressioni sulle catene di approvvigionamento globali a seguito della pandemia. Questo fattore ha portato al calo di diverse materie prime. Tuttavia, la ripresa della domanda di queste ultime innescata dall’accelerazione della crescita globale e dalla transizione verde ha portato ad un rialzo dei relativi prezzi. 

Da inizio anno, l’indice Commodity CRB (composto da 19 categorie di materie prime) ha registrato un incremento del 9,58%. Questo aumento potrebbe creare delle problematiche sul fronte inflazionistico, in quanto da fine 2007 la correlazione tra materie prime e indice dei prezzi al consumo globale è positiva.


Fonte: Refinitiv

Una ricerca di Ned Davis mostra che la correlazione tra prezzi al consumo e materie prime varia a seconda del Paese osservato: la correlazione è altamente positiva in USA, Nazione che ha sempre avuto un’alta domanda di commodity. Il dato mobile a 72 mesi si trova a 0,74. In Messico e Canada la sensibilità è elevata, mentre per l’Eurozona la sensibilità è inferiore (0,43), visti i progressi nella transizione ecologica.


Fonte: Ned Davis Research

In Cina la situazione è diversa: prima della pandemia la correlazione era elevata e positiva, ora è leggermente negativa (-0,17). Questo potrebbe essere stato causato dalla debole domanda dei consumatori e dal crollo del mercato immobiliare. In molti mercati emergenti la storia è ancora diversa, in quanto l’inflazione è influenzata da altri fattori, come il tasso di cambio e i prezzi dei prodotti alimentari.

Fonte: Ned Davis Research

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