30 agosto 2023
Le politiche a sostegno dell’elettrificazione delle auto a livello globale hanno portato la Cina ad essere il primo esportatore di auto a livello globale nella prima metà del 2023, con un export di 2,14 milioni di veicoli (+75,7% a/a). L’aumento ha permesso di oltrepassare il Giappone, che ha visto il dato a 2,02 milioni di unità (+17% a/a). In termini interni, sempre nei primi 6 mesi del 2023, le auto a marchio locale hanno superato quelle straniere per la prima volta in 40 anni. Tra i mercati che vengono osservati dalle compagnie cinesi per l’espansione vi è sicuramente quello europeo. Un report di maggio di Allianz Research citato da Nikkei ha messo in luce tra le altre cose che il vantaggio competitivo di Pechino sul comparto riguarda praticamente tutti gli aspetti che compongono la catena di valore, con investimenti iniziati più di un decennio fa. Inoltre, lo studio prevedeva che le auto prodotte in Europa verranno probabilmente sostituite da quelle Made in China, senza considerare la provenienza del brand.
Per comprendere l’espansione della seconda economia nel mercato auto del Vecchio Continente si può sottolineare che nel 1° trimestre del 2023 erano sei i produttori di auto cinesi a vendere veicoli elettrici nel mercato tedesco: solo un anno prima erano due. Le previsioni di KPMG evidenziano come i produttori di auto elettriche cinesi dovrebbero ottenere il 15% di tutto il mercato europeo EV entro il 2025 (a fine 2022 il dato era inferiore al 10%). La stima è ancora più importante se si pensa che l’Europa è il mercato a crescita più veloce per gli EV dopo la Cina. La domanda dovrebbe inoltre salire in futuro per via del bando ai motori termici a partire dal 2035 voluto dall’UE. In un contesto nel quale le società automotive europee sono in una chiara posizione di svantaggio, cosa potrebbe accadere? Una recente ricerca di TS Lombard, mette in evidenza come nei prossimi 1-2 anni i regolatori europei dovranno far fronte a delle problematiche di tipo normativo.
Nei fatti, i regolatori potrebbero decidere di fare forti pressioni per aumentare i dazi sulle importazioni, maggiori sussidi all’industria green, più restrizioni per gli investimenti, oltre a una diluizione degli obiettivi net-zero e regole su privacy e cybersbazio legate alle auto. Probabilmente, le aziende cinesi si stanno già preparando a questa evenienza, visto che già ad aprile l’AD di NIO prevedeva un’eventualità del genere (https://t.me/freefinancepro/87). In effetti, gli analisti notano che i veicoli elettrici Made in China avrebbero un costo di ¼ inferiore a quelli europei anche con una tariffa all’import del 10%. Nella ricerca, TD Lombard evidenzia che i produttori europei presentano una situazione di vulnerabilità per via dell’Inflation Reduction Act voluto da Biden e dai loro passati investimenti in Cina, che hanno dato priorità a Pechino rispetto a Washington. Oltre a questo, l’automotive EU è in ritardo sul fronte della tecnologia smart sui veicoli elettrici. Per i policymaker vi sono quindi due strade: o si consente ai consumatori di acquistare i veicoli cinesi a prezzi convenienti, oppure si adotta un protezionismo che terrebbe alti i prezzi.
Questo potrebbe essere evitato se venissero allentate le regole, anche quelle relative al 2035.
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