Eurozona: inflazione in aumento a dicembre

L'inflazione dell'Eurozona è aumentata a dicembre, evidenziando il difficile percorso di ritorno al 2% previsto dalla Banca Centrale Europea. I prezzi al consumo sono aumentati del 2,9% rispetto a un anno fa, contro il dato del 2,4% di novembre (stime al 3%). Il costo dell'energia è diminuito di molto rispetto al mese precedente, in gran parte a causa della decisione della Germania di coprire le bollette del riscaldamento delle famiglie nell'ultimo mese del 2022.

La misura “core” dell'inflazione, che non tiene conto di questi elementi volatili, è scesa per il quinto mese al 3,4%. La prima accelerazione dell'inflazione da aprile era stata segnalata dai funzionari della BCE, che hanno avvertito che il raggiungimento dell'obiettivo rimane una sfida anche dopo il drastico rallentamento degli ultimi mesi. Quest'anno i progressi saranno più graduali a causa della continua eliminazione degli aiuti di Stato. Gli investitori hanno comunque scommesso che la BCE inizierà a ridurre i tassi di interesse prima della metà del 2024. Un percorso più accidentato di riduzione dell'inflazione potrebbe aiutare i responsabili politici a raffreddare tali scommesse, che sono state leggermente ridotte all'inizio di quest'anno. Infatti i mercati monetari hanno mantenuto le scommesse sui tagli dei tassi, valutando 145 punti base di allentamento della politica monetaria entro la fine del 2024, rispetto ai quasi 175 punti base previsti la scorsa settimana.

"Attualmente prevediamo che l'inflazione possa riprendere temporaneamente nel breve periodo", ha dichiarato a fine dicembre Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della BCE. "Abbiamo ancora un po' di strada da fare e vedremo quanto sarà difficile il famoso 'ultimo miglio'". Un'economia fiacca potrebbe aiutare la BCE a mitigare le pressioni sui prezzi. Appesantita dagli alti costi di finanziamento, dalla debolezza della domanda globale e dalla geopolitica, la produzione dell'area dell'euro si è probabilmente ridotta nel quarto trimestre, dopo un'analoga contrazione nei tre mesi precedenti, determinando la prima recessione dopo la pandemia, anche se di lieve entità.

La tenuta del mercato del lavoro, tuttavia, mantiene viva la preoccupazione che la crescita dei prezzi possa essere più ostinata, soprattutto se i salari dei lavoratori continueranno ad aumentare al ritmo attuale. La ripresa dell'inflazione nella regione non durerà a lungo, secondo gli economisti intervistati da Bloomberg, che vedono un tasso medio del 2,7% nel primo trimestre. Si tratta di una previsione un po' più ottimistica rispetto a quella della BCE, che nella riunione di dicembre ha previsto una crescita dei prezzi del 2,9% in quel periodo, raggiungendo l'obiettivo del 2% solo a metà del 2025. "Il costo unitario del lavoro sta aumentando, il che si aggiunge alle pressioni inflazionistiche", ha dichiarato il mese scorso il vicepresidente Luis de Guindos. "Analizzeremo gli sviluppi dei costi salariali e dei margini di profitto, poiché entrambi i fattori potrebbero ritardare il ritorno dell'inflazione al nostro obiettivo del 2%. Stiamo tenendo sotto controllo la situazione". L'inflazione nell'area dell'euro è ancora divergente: mentre l'inflazione è aumentata sensibilmente in Germania, è accelerata più moderatamente in Francia e si è mantenuta stabile in Spagna.

Fonte: Bloomberg

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