Il Wall Street Journal riporta come quella che si appresta ad iniziare
sarà la stagione estiva più affollata di sempre negli Stati Uniti, stando a quanto evidenziano i dati dei passeggeri degli aeroporti. Tuttavia,
le azioni delle compagnie aeree stentano a decollare: la risposta va ricercata nella riduzione dei margini di profitto.
Le compagnie aeree low cost offrono un buon esempio, in quanto rimanere in quel tipo di tier è molto costoso: il prezzo del petrolio è passato da 55 dollari prima della pandemia a 88 dollari. Ma non solo, anche altre spese sono aumentate. Guardando a Spirit Airline, i dati VisibleAlpha mettono in luce che i costi unitari escluso il carburante sarebbero scesi da 6,7 centesimi a 5,7 centesimi entro il 2024. Ora sono attesi a 7,3 centesimi.
A far salire le spese sono stati diversi fattori come la
carenza del personale di bordo e di controllori del traffico aereo, gli eventi metereologici, il rallentamento dell’introduzione di modelli più efficiente e la crescita dei costi di manutenzione. In Europa, un’eccezione degli operatori low cost è rappresentata da
Ryanair, che ha coperto ampiamente i costi del carburante e limitato i tagli ai posti di lavoro.
Il vero vincitore del post-Covid è però stata la “premium economy”, offerte caratterizzate da vantaggi come servizi e spazi maggiori. Su questo business hanno investito le compagnie “classiche”, come Delta Air Lines.
Questo però non basta, in quanto questo boom ha sostituito parte dei viaggi business, ancora più redditizi. Le stime della US Travel Association sono per un calo di questo tipo di partenze del 19% rispetto al 2019, per poi rimanere piatto.
Oltre a questo, ci potrebbero essere problemi di sovracapacità e di tariffe aeree tornate al punto di partenza rispetto al 2019. Ora molte aziende stanno adottando misure per limitare l’offerta. A questo si uniscono i problemi di Boeing e l’incapacità di Airbus di produrre aerei più velocemente. Questo dovrebbe portare ad un aumento permanente delle tariffe.
Fonte: Wall Street Journal