La Bank for International Settlements ha avvertito che l’aumento del debito espone i Governi al rischio di una crisi come quella del Regno Unito nel 2022 quando gli investitori hanno abbandonato i titoli di Stato, provocando vendite di azioni e facendo salire i costi dei prestiti. Claudio Borrio, a capo del dipartimento economico della BIS, ha affermato che i mercati potrebbero iniziare a mettere in dubbio la sostenibilità fiscale.
Inoltre, prima della pandemia la minaccia del debito troppo alto e in aumento è stata nascosta dai tassi prossimi allo zero. Da quel momento, diversi elementi hanno fatto lievitare i costi del debito, come ad esempio il finanziamento della transizione energetica e l’incremento della spesa pubblica per l’invecchiamento della popolazione. A questo si aggiunge il pericolo di un nuovo stimolo dell’inflazione causato da un eccesso di stimoli fiscali.
In generale, è probabile che le pressioni sui prezzi continueranno a scendere nel corso dell’anno, senza che si verifichi un calo della produzione economica o una salita del tasso di disoccupazione. Le Banche centrali dovrebbero però evitare di abbassare prematuramente i tassi. L’inflazione potrebbe rallentare meno del previsto, a causa di una crescita più rapida del previsto di salari e prezzi dei servizi, oltre a potenziali aumenti di prezzo delle materie prime. Uno scenario poco probabile come l’aumento dell’inflazione dovrebbe spingere gli istituti centrali ad alzare il costo del denaro.
Fonte: Wall Street Journal