Bitcoin: i 5 motivi del crollo

Lo scorso 21 novembre, le quotazioni del Bitcoin sono arrivate vicine alla soglia psicologica di 80.000 dollari, per poi riprendere quota e arrivare oltre quota 90.000. In generale, il calo dai top di 125.000 dollari si è attestato a quasi il 35%.

Gli analisti di Deutsche Bank identificano 5 motivi che hanno guidato la contrazione:

Innanzitutto, il calo è avvenuto in concomitanza con quello delle azioni e di altri asset rischiosi. Ciò fa capire che, almeno per ora, la criptovaluta non è in grado di funzionare in modo affidabile come copertura difensiva.

Fonte: ricerca Deutsche Bank

Da ottobre, la prima criptovaluta per capitalizzazione si è comportata più come un titolo tech a crescita alta che come una riserva di valore non correlata. In particolare, la correlazione con il NASADQ 100 e con l’S&P 500 è aumentata raggiungendo livelli simili a quelli del 2022.

Al contrario, i tradizionali beni rifugio hanno registrato performance superiori negli ultimi mesi.

A contribuire alle vendite c’è stata anche l’incertezza in merito alle prossime mosse da parte della Federal Reserve. Esiste infatti una forte correlazione negativa tra il prezzo del Bitcoin e tassi di interesse.

Il terzo motivo è di natura regolamentare. In particolare, a luglio la Camera statunitense ha approvato il Digital Asset Market CLARITY Act, legge che definisce un quadro normativo per la classificazione degli asset digitali, istituendo la CFTC come la principale autorità di regolamentazione del settore.

Insieme al GENIUS Act, quest’ultima legge ha rappresentato un grande progresso normativo per il settore criptovalutario.

Il CLARITY è ora all’esame della Commissione Bancaria del Senato, ma dovrà superare diverse fasi prima di venire approvato. Secondo il senatore repubblicano Tim Scott, la legge non sarà firmata prima del 2026.

DB evidenzia che la perdita di slancio normativo ha ostacolato l’integrazione dei Bitcoin nei portafogli, abbassando la liquidità.

Fonte: ricerca Deutsche Bank

 

Un’altra problematica è stata la diminuzione della liquidità, che ha ridotto la capacità del Bitcoin di riprendersi dalle difficoltà macro. La tendenza è stata amplificata dagli investitori istituzionali, che hanno ritirato fondi dai veicoli di Bitcoin e dagli ETF mentre il prezzo scendeva.

Infine, bisogna considerare che i detentori di lungo termine hanno iniziato a prendere profitti. Questi soggetti hanno venduto oltre 800mila BTC nell’ultimo mese: i massimi da inizio 2024. Cali dei prezzi così profondi spingono gli operatori a ridurre il rischio.

Per Deutsche Bank, il calo di quest’anno è stato caratterizzato da una grande partecipazione istituzionale, da sviluppi politici e da tendenze macroeconomiche globali.

Gli analisti ritengono che la maturazione dell’asset class continuerà in più fasi. Una maggiore chiarezza normativa potrebbe sostenere la fiducia delle istituzioni e si stanno vedendo maggiori segnali di interesse da parte del settore pubblico. L’adozione non sarà però lineare, mentre l’incertezza e la leva finanziaria possono amplificare i cali. Risulta dunque essenziale avere una gestione disciplinata del rischio.

Fonte: ricerca Deutsche Bank

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