USA: eccessive le preoccupazioni di recessioni

Dopo il Liberation Day, i mercati hanno iniziato a scontare dinamiche recessive, con stime di tagli da parte della Fed a 100 punti base e il NASDAQ in bear market. L’inversione parziale è arrivata con i rinvii del 9 aprile.

Gli analisti di Bank of America ritengono però che la Federal Reserve non abbasserà il costo del denaro nel 2025. Inoltre, l’economia statunitense potrebbe rallentare senza però finire in recessione.

Fonte: ricerca Bank of America

Ci sono tre motivi che hanno spinto gli analisti ad avere una view di questo tipo:

Innanzitutto, bisogna considerare la forza dell’economia statunitense, entrata nell’era delle tariffe con un grande slancio, con crescita superiore al trend e un’accelerazione della produttività. Oltre a ciò, l’economia USA è improntata prevalentemente ai servizi e quindi poco impattata dai dazi. Questo settore potrebbe continuare a far crescere i salari, a sostenere la domanda e a garantire posti di lavoro.

Un’altra considerazione riguarda il 2022, quando i consumatori USA hanno subito uno shock da inflazione peggiore di quello dei dazi. Un fattore di resistenza è risieduto nella forza dei bilanci delle famiglie, che hanno ridotto i risparmi a fronte dell’incremento dei prezzi. Al giorno d’oggi, questi bilanci restano positivi, con una riserva sostanziale anche con una ripresa della salita dei prezzi.

La preoccupazione principale è relativa ad un blocco degli investimenti a causa dell’incertezza. Lo scenario è però di un rallentamento, non una recessione.

Un atro elemento positivo è la cosiddetta “Trump put”. Minori tensioni commerciali possono contribuire a evitare una recessione tramite minori rischi di stagflazione e attenuando lo shock da incertezza. Nel 2025, la crescita del PIL statunitense potrebbe attestarsi all’1%.

Un altro ruolo importante lo avrà la politica fiscale, che potrebbe stimolare consumatori e aziende. Questo potrebbe tenere sotto controllo i licenziamenti e la disoccupazione.

Fonte: ricerca Bank of America

Nel frattempo, la Fed non può permettersi di abbassare i tassi in modo preventivo, in quanto l’inflazione è oltre il target e i rischi per i mandati sono in direzioni opposte. Al fine di ridurre il costo del denaro, si dovranno avere prove evidenti di un deterioramento del mercato del lavoro o di una discesa dell’inflazione.

Tuttavia, quando la Fed taglierà i tassi, lo farà rapidamente. BofA stima 100 punti di tagli interamente distribuiti nella seconda metà del 2026.

Fonte: ricerca Bank of America

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