L'economia USA è troppo forte?

Dopo gli ultimi dati su occupazione e PIL USA, viene da chiedersi se l’economia statunitense stia crescendo troppo rapidamente per sostenere ancora il processo disinflazionistico. Gli analisti di Goldman Sachs non ritengono che questa crescita sia eccessiva. Sul tema del Prodotto Interno Lordo, gli esperti tengono traccia di altre due misure: il Reddito Interno Lordo (calcolato sommando i redditi dell’economia, senza le spese) e l’indicatore di attività corrente.


Fonte: ricerca Goldman Sachs

Queste due alternative mostrano una crescita più contenuta: la prima non è ancora disponibile per il 4° trimestre ma nel 3° ha segnato un +1,5%, mentre l’indicatore proprietario di GS ha segnato uno 0,8% negli ultimi tre mesi dell’anno. Goldman Sachs ritiene quindi che l’economia stia crescendo modestamente sopra il potenziale.

Per quanto riguarda invece i dati sul mercato del lavoro di gennaio, gli esperti ritengono che questi numeri siano stati favoriti da diversi fattori stagionali che potranno mostrare una minore crescita delle buste paga in primavera. Viene notato che i fattori non sensibili alle spinte una tantum mostrano un quadro più stabile, con il tasso di disoccupazione rimasto stabile e altre misure come il tasso di abbandono ed il gap tra lavori e lavoratori hanno continuato a scendere.

Per quanto riguarda l’aumento dello 0,6% del salario orario medio, gli analisti ritengono che questo sia dovuto ad un calo della settimana lavorativa dovuto al maltempo (il dato aumento se i lavoratori sono pagati per una settimana di 40 ore ma non si presentano a causa di eventi come ad esempio una tempesta di neve). Viene dato più peso al rallentamento dell’indice dei costi dell’occupazione nel 4° trimestre, che ha portato l’indicatore sequenziale dei salari al 4,1%, poco sopra il 3,5% ritenuto coerente con un’inflazione al 2%.

Le attese su inflazione e politica monetaria




Fonte: ricerca Goldman Sachs

GS continua a vedere un PCE core a/a al 2,2% nel 2° trimestre. Ciò implica una misurazione più vicina al 2% al primo taglio dei tassi, fattore che potrebbe portare ad un percorso di normalizzazione più rapido del previsto. Le previsioni sono per 5 tagli nel 2024 e 3 nel 2025, con il costo del denaro che potrebbe arrivare al 3,25%-3,5% a settembre del prossimo anno

I rischi di questo outlook riguardano un rallentamento dei progressi in tema di inflazione, che potrebbe portare a tassi alti più a lungo. C’è anche la possibilità che un calo del PCE core sotto il 2% o un evidente deterioramento del mercato del lavoro spinga la Fed a tagliare in modo più intenso, con una mossa da 50 punti base. Il primo taglio è visto a maggio, con rischi orientati a giugno.


Fonte: ricerca Goldman Sachs

Per quanto riguarda la BCE, GS vede un inizio dei tagli ad aprile con il percorso che li porterà al 2,25%. La BoE dovrebbe invece ridurre il costo del denaro a maggio fino a portarlo al 3%.

In generale, la situazione appare positiva: a meno di sorprese, il percorso di allentamento della Fed non dovrebbe subire troppe variazioni, mentre la crescita globale è su una buona strada con il settore manifatturiero che sta mostrando segnali di ripresa.

Fonte: ricerca Goldman Sachs

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