USA: effetto dei dazi meno forte del previsto

Goldman Sachs evidenzia che ci sono tre sviluppi recenti che fanno pensare ad un impatto minore del previsto dei dazi nell’economia.

Innanzitutto i dati sull’inflazione, pur offrendo prove limitate al momento, suggeriscono un effetto sui prezzi più morigerato di quanto atteso. Gli effetti della politica commerciale sembrano essere comparsi in alcune categorie, rimanendo però modesti.

Fonte: ricerca Goldman Sachs

Considerando anche che lo slancio disinflazionistico continua ad arrivare da altri elementi, GS ha tagliato le attese sul PCE core, portando dal 3,6% al 3,4% l’ipotesi del picco. Questo dovrebbe portare ad un impatto minore del previsto al reddito reale e alla spesa dei consumatori.

Fonte: ricerca Goldman Sachs

Il secondo fattore riguarda il fatto che le condizioni finanziarie sono tornate circa ai livelli precedenti ai dazi. Questa situazione è migliore rispetto a quella ipotizzata basandosi sull’esperienza del 2019 quando il mercato aveva reagito più negativamente agli annunci delle tariffe.

Il terzo elemento è riferito alla minore incertezza sui dazi, che resta comunque alta. In ogni caso, questa chiarezza più elevata potrebbe portare ad una minore incertezza sugli investimenti delle imprese.

La view degli analisti è migliorata anche per quello che riguarda il PIL: quello del 2025 è ora atteso all’1,25% (1% le stime precedenti). Per il 2° trimestre le previsioni di crescita sono al 3,8%, quelle del 3° trimestre allo 0,6% e quello del 4° trimestre allo 0,9%.

Fonte: ricerca Goldman Sachs

Il picco del tasso di disoccupazione è stato abbassato dal 4,5% al 4,4%, mentre le probabilità di recessione a 12 mesi sono passate dal 35% al 30%.

Tutto ciò non cambierà l’approccio della Fed: il primo taglio è atteso solo a dicembre, seguito da altri due nel 2026. Una riduzione prima del previsto potrebbe arrivare solo con un deterioramento più forte dell’economia o con continue sorprese al ribasso dell’inflazione.

Fonte: ricerca Goldman Sachs

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