In un nuovo studio pubblicato sul Social Science Research Network, emerge come
le grandi banche USA potrebbero essere più esposte al settore immobiliare commerciale rispetto a quanto credano le autorità di vigilanza. Il motivo risiede nelle linee di credito e nei prestiti a termine concessi ai trust di investimento immobiliare.
Nello specifico la ricerca mostra che l’esposizione ai prestiti CRE cresce di circa il 40% se si aggiungono i prestiti indiretti al comparto REIT (società che possiedono, gestiscono o prestano immobili che producono reddito): i ricercatori ritengono che questo sia un aspetto trascurato. I REIT sono obbligati a pagare alti dividendi ogni anno, elemento che li rende poveri di liquidità. Per questo motivo, tendono ad attingere al credito bancario nel momento in cui sono preoccupati per i rimborsi o quando c’è stress nell’economia in generale.
I ricercatori sottolineano che il rischio di prelievo non può essere facilmente gestito dalle banche e può costituire un fattore che esagera i pericoli ciclici. È stato anche scoperto che in alcuni casi il denaro prestato è stato impiegato per acquistare altre proprietà. Il danno collaterale per le grandi banche dell’utilizzo intensivo delle linee di credito implica che il rischio sistemico dell’esposizione al CRE è più grande di quanto si pensi guadando alla sola esposizione diretta.
Degli istituti di credito ad avere la maggiore esposizione in linee di credito ai REIT, quella di Morgan Stanley è la più elevata. Nel 4° trimestre 2022, le grandi banche USA avevano un’esposizione indiretta agli immobili commerciali di 345 miliardi di dollari, ben oltre i 109 miliardi del 2013. Lo studio sottolinea che i finanziatori dovrebbero applicare commissioni più alte per compensare il rischio assunto. In ogni caso, gli indici di leva finanziaria restano bassi, con il ratio tra debito e attività di mercato al 33,8% a fine del 1° trimestre. Ciò implica che i REIT stanno affrontando meno pericoli rispetto ad altri comparti con debiti più alti.
Fonte: Bloomberg