Il focus sulla ricerca - Da chi arrivano gli acquisti dei Titoli di Stato USA e quale scenario per una ripartenza dei bond governativi

Il focus sulla ricerca - Da chi arrivano gli acquisti dei Titoli di Stato USA e quale scenario per una ripartenza dei bond governativi

I rendimenti dei titoli di Stato continuano la loro marcia al rialzo. Come si vede dal grafico, le scadenze USA a 2 anni (in giallo), a 5 (in viola), a 10 (in blu) e a 30 (in bianco) hanno tutte raggiunto livelli che non si vedevano dal 2007. In un recente studio, TS Lombard evidenzia come l’incremento più recente sui mercati sviluppati sia dovuto prevalentemente al bear steepening sugli USA, con gli yield statunitensi che stanno trainando quelli di altri Paesi per via di un riprezzamento delle mosse della Fed. Ora infatti il mercato si aspetta meno tagli nel 2024 e tassi higher for longer. Gli analisti mettono in evidenza come la pandemia ha portato ad un forte incremento del debito. Negli USA per esempio l’indebitamento ha superato i 33.000 miliardi di dollari, con un rapporto debito/PIL cresciuto da circa il 79% del 2019 al 98% nel 2023. Se gli analisti si aspettano che nel 2024 la politica fiscale diventerà un freno per alcune aree del mondo come l’Europa, questo non è atteso avvenire per gli USA.

Il Congressional Budget Office prevede che entro i prossimi 5 anni il debito USA arriverà al 107,2% del PIL, con una situazione che peggiorerebbe in caso di recessione vista l’entrata in gioco degli stimoli. In questo quadro, le principali Banche centrali stanno vendendo debito tramite i programmi di Quantitative Tightening. Rimanendo con il focus sugli USA, la Fed aveva iniziato stoppando i reinvestimenti di 30 miliardi di dollari di titoli di Stato e 17,5 miliardi di Mortgage Backed Securities in scadenza ogni mese. Da settembre, questi valori sono passati rispettivamente a 60 e 35 miliardi di dollari. La domanda che si pongono gli esperti è: chi compra ora il debito? 🔹La quota in possesso degli investitori esteri è in flessione nel lungo periodo. Dal 2012 a oggi la quota di debito USA in mano agli stranieri è passata dal 50% al 30%. Gli analisti ritengono come sia improbabile un’inversione di tendenza vista la de-dollarizzazione e costi proibitivi per la copertura del cambio.

🔹Come si vede anche dal grafico della Peter G. Peterson Foundation, i grandi acquirenti di debito USA sono domestici. TS Lombard nota che nel corso del 2022 sono stati aperti almeno 3,6 milioni di conti su TreasuryDirect, dove i cittadini possono comprare titoli di Stato direttamente dal Governo. La spinta è stata fornita anche dal bisogno di sicurezza del crollo delle azioni dell’anno scorso. Oltre a questo, gli acquisti sono continuati anche durante il ciclo di rialzo dei tassi della Fed. In totale, la stima è di 1.500 miliardi di dollari. La ricerca mette in luce come ora i real money funds trovino i rendimenti attraenti dopo aver ridotto l’esposizione in vista dell’inasprimento della politica monetaria. Ora, visto il rialzo degli yield l’esposizione è tornata a crescere, insieme a quella in futures e opzioni. Al contrario, gli hedge funds hanno accumulato uno short netto in futures e opzioni. Quest’ultimo è il risultato del “basis trade” (ne avevamo parlato qui https://www.youtube.com/watch?v=OrgXebUpheI&t).

In sintesi, gli HF acquistano Treasury e al contempo vendono posizioni futures (con tutti i relativi rischi per queste posizioni a leva). Ma cosa attendersi ora? La risposta va cercata nelle performance dell’economia, sia per un rialzo dei rendimenti che per una loro discesa. Per un ulteriore aumento dei rendimenti, deve rafforzarsi la narrativa hawkish. È definito poco probabile uno scenario in cui i titoli di Stato si riprendono senza una valutazione delle prospettive di crescita. Lo scenario base di TS Lombard implica una recessione, che vorrebbe dire un rally del reddito fisso. Gli analisti giudicano alta la probabilità che qualcosa si rompa, visti i rendimenti dei mercati sviluppati in territorio restrittivo in un quadro di QT continuo. Fonti: ricerca TS Lombard, Refinitiv, Peter G. Peterson Foundation

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