Il focus sulla ricerca - L'intelligenza artificiale è stata prezzata dai mercati?

Il fenomeno dell’AI è stato prezzato nei mercati? Se da un certo punto di vista si potrebbe infatti dire che il rally dei titoli tech di quest’anno è stato perlopiù dovuto a questo fenomeno, i dati elaborati da Deutsche Bank dicono altro. Gli analisti evidenziano infatti come l’intelligenza artificiale non è stato il motore del rally: le società che hanno discusso maggiormente di IA nelle trascrizioni societarie hanno tendenzialmente sottoperformato il mercato. Di 77 aziende prese a campione nel Russell 3000, la correlazione tra i rendimenti del 1° trimestre e l’intensità dei discorsi sull’AI nelle trascrizioni tra il 4° trimestre 2022 e il 1° trimestre 2023 è stata del -29%. Questo potrebbe essere in parte dovuto al fatto che il focus è stato posto in particolar modo da parte di aziende più piccole e meno profittevoli. Oltre a ciò dopo un forte rialzo iniziale, i titoli dei semiconduttori hanno registrato un rendimento poco significativo nei confronti del comparto software.

DB nota come nella prima parte del 2023 i titoli tech hanno sovraperformato grazie ad un clima di risk on dopo i forti ribassi del 2022. Inoltre, dopo le tensioni sul comparto bancario gli investitori hanno visto il tech come una sorta di rifugio. Successivamente sono state le previsioni ottimistiche di Nvidia a sostenere gli acquisti, per poi passare all’incremento dei rendimenti reali durante l’estate. Dopo un iniziale entusiasmo dovuto alla diffusione di ChatGPT, le performance dei titoli tecnologici hanno iniziato a convergere, evidenziando che gli effetti dell’AI generativa stanno svanendo e gli investitori si stanno concentrando su altri fattori. Per quanto riguarda il credito, gli analisti evidenziano che il lancio di ChatGPT ha coinciso con la preoccupazione degli investitori per il credito tecnologico high yield, il quale ha iniziato a scambiare con spread più ampi. Con una flessione dell’incertezza sull’AI generativa gli spread sono scesi, aiutati anche nel segmento IG da quanto avvenuto su SVB.

Gli analisti ritengono che in futuro le società esposte all’high yield saranno quelle dei software di nicchia. Ad eccezione di queste, non si dovrebbe avere un grande impatto (specie per l’Investment Grade) da parte dell’intelligenza artificiale. Anche per quanto riguarda le emissioni di debito sembra che non ci sia stata una spinta dall’IA. Per quanto riguarda il venture capital, questo ha evidenziato un certo ottimismo nel corso dell’estate, ma la mancanza di monetizzazione e il ruolo proattivo delle big tech ha pesato sull’attività. Il sentiment è peggiorato anche dalla scarsa propensione alle quotazioni, su cui a loro volta pesano diversi venti contrari come il rialzo dei tassi. Le acquisizioni mostrano invece un minore pessimismo. In conclusione gli analisti ritengono che nel breve termine i forti rialzi dell’IA rimarranno legati ai mercati privati, in quanto ci sono pochi titoli che sono stati chiari vincitori o perdenti a causa di questo fenomeno.

Alcuni dei principali operatori non appartenenti al settore dei semiconduttori stanno ancora capendo il prodotto e ci sono anche alcuni rischi per il mercato. Altre tecnologie come il machine learning (da utilizzare in svariati settori come la medicina e la sicurezza informatica) hanno richiesto anni per svilupparsi e ben poche sono spuntate da un giorno all’altro. Fino a quando non ci saranno benefici sufficientemente diffusi da muovere in modo deciso i dati economici, gli effetti a livello aziendale potrebbero restare distorti e concentrati, con un passaggio limitato agli indici di Borsa. Deutsche Bank non si aspetta un’IPO dei vincitori dell’IA nei mercati privati nei prossimi 2 trimestri. Inoltre, le altre società cercheranno potenziali vantaggi della tecnologia in futuro, evitando di impegnarsi su larga scala già oggi.

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