Il focus sulla ricerca - Nel 2024 gli USA potrebbero evitare una recessione

Steven Blitz di TS Lombard ritiene che nella prima metà del 2024 si assisterà ad un indebolimento dei dati macro USA seguito da una ripresa. Questo sarà possibile grazie alla grandissima quantità di liquidità che la Fed ha bloccato sugli asset di breve termine per via degli alti rendimenti reali pagati dal mercato monetario. Blitz sottolinea che nel momento in cui i tassi a breve scenderanno velocemente, la liquidità si riverserà su attività tangibili e di rischio. L’outlook non è esente da rischi, visto che comunque possono esserci errori politici, di politica interna o eventi globali che peggiorano il quadro economico o che tornino a stimolare l’inflazione. Per evitare questo, sarà compito della Fed riuscire a tenere sotto controllo queste variabili. L’ipotesi è che comunque l’istituto centrale tenda a favorire la crescita, evitando di far sprofondare il Paese in una recessione. Per fare questo anche il Tesoro potrebbe aiutare. Alla base di un’attesa relativamente positiva per l’economia a stelle e strisce c’è l’aspettativa che i consumatori e imprese mantengano i livelli di spesa e degli investimenti stabili. Anche a dispetto dell’aumento della disoccupazione, è ritenuto improbabile che si verifichi una forte contrazione dei consumi. È interessante anche evidenziare come il mercato azionario sia un segnale della spesa: ad oggi si ha la percentuale più alta di azioni possedute dalle famiglie da prima della crisi finanziaria globale. Il balzo dei pensionati negli ultimi anni rafforza questo legame, visto che questi non hanno un lavoro e sono più sensibili alle variazioni del mercato azionario. Quest’ultimo è ritenuto la chiave di volta per quanto grave può effettivamente essere una recessione, ma la Fed non è vista sacrificare la fiducia delle famiglie nel mercato azionario per ottenere l’obiettivo di inflazione. In termini numerici, le stime sono per una crescita del PIL dello 0,3% nella prima metà dell’anno. A fine 2024 il PIL reale potrebbe crescere dell’1,4% su base annuale, il PCE core potrebbe attestarsi al 3,2% a/a e il tasso di disoccupazione al 4,5% nel 2° trimestre. Questi numeri dovrebbero far proseguire le tendenze disinflazionistiche e portare ad una normalizzazione della curva dei rendimenti, con quelli a breve che scendono più velocemente di quelli a lungo. Alla base di ciò ci sarà l’opinione che la Fed resterà alla finestra nel 2024, propensa ad allentare la presa nel caso in cui le oscillazioni diventassero troppo forti o se l’inflazione tendesse al 3,5% o meno. In questo quadro, i tassi potrebbero scendere di circa 100 punti base. L’inflazione potrebbe cambiare le carte in tavola. Fino ad oggi, la riduzione dei prezzi è stata dovuta principalmente dall’eliminazione delle distorsioni sulle catene di approvvigionamento dovute al Covid. L’inflazione sui servizi rimane ostinatamente alta. In caso di rallentamento economico, la Fed potrebbe tagliare velocemente i tassi verso il 4% e si svilupperò un profilo dei prezzi più alto (forse non prima del 2025). Nel caso in cui i rendimenti scendessero sotto un certo livello in un quadro economico positivo e l’inversione della curva si rovescia, l’inflazione potrebbe tornare al 5%.

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