Il focus sulla ricerca: petrolio, dalla decisione saudita e russa driver positivi per un rialzo dei prezzi

Ieri, 5 settembre 2023, Arabia Saudita e Russia hanno annunciato che prorogheranno i tagli volontari fino a dicembre 2023 (https://t.me/freefinancepro/982). La decisione ha riportato le quotazioni del petrolio WTI e del Brent ai massimi da novembre 2022. Un approfondimento è stato fatto dagli analisti di Goldman Sachs, secondo cui questa mossa porta con sé 3 fattori chiave: 🔷Innanzitutto, gli analisti ritengono che l’OPEC+ stia esercitando il suo potere insolitamente alto di determinazione dei prezzi (capacità di modificare i prezzi senza troppi danni alla domanda) grazie alla sua quota di mercato e all’offerta “relativamente anelastica” dei Paesi fuori dal Cartello; 🔷Il modello di GS per le decisioni dell’OPEC mette in luce che i produttori non hanno fretta di aumentare la produzione; 🔷Una potenziale vendita di un’altra quota di Saudi Aramco potrebbe spingere l’Arabia Saudita ad esercitare il potere di determinazione dei prezzi. Gli analisti ritengono che rispetto alle previsioni di un Brent a 86 dollari al barile a dicembre 2023, vi sia un potenziale upside di 2 dollari.

Questo per via di un’offerta saudita di -500mila barili al giorno rispetto alle attese del 4° trimestre. Inoltre, la mossa dei due Paesi produttori aumenta i rischi che l’OPEC+ non annulli a gennaio 2024 metà dei tagli annunciati ad aprile 2023, puntando a prezzi del Brent nella parte alta dell’intervallo 80-100 dollari al barile. Ulteriori notizie poco confortanti per la produzione arrivano da un’analisi, svolta sempre da Goldman Sachs, in merito a 12 cicli di tagli delll’output dell’OPEC che iniziano con la decisione del Cartello di diminuire la produzione e finiscono poco prima di un aumento. La durata media di un ciclo è di 23 mesi, con 2,5 tagli collettivi: al momento siamo a 10 mesi con una decisione di taglio di gruppo. Storicamente, l’OPEC non ha fretta di alzare la produzione e il modello GS stima una probabilità che ciò avvenga al 25% (previsto al 33% entro il meeting di novembre).

Tuttavia, le recenti mosse saudite e russe complicano il quadro predittivo.

Condividi su

Informazioni sull'autore

Ti è piaciuto l'articolo ?

Non perderti neanche un contenuto, iscriviti subito alla newsletter gratuita di FreeFinance!

ISCRIVITI SUBITO