Il focus sulla ricerca - Petrolio: quanto è probabile un eccesso di rialzo sui prezzi?

Gli analisti di JP Morgan ritengono che il prezzo del petrolio possa chiudere il 2023 intorno agli 86 dollari al barile, arrivando poi a 83 dollari nel 2024 a causa del rallentamento dell’economia. Tuttavia questa view non è esente da rischi. Il principale è relativo al fatto che il conflitto in Medio Oriente si estenda anche al Golfo Persico, area che rappresenta circa 1/3 della produzione di petrolio a livello globale. In questo caso, si potrebbe assistere alla chiusura dello stretto di Hormuz (dove passano circa 18 milioni di barili di petrolio e condensato al giorno). Gli analisti evidenziano che nella storia questo passaggio non è mai stato bloccato. L’Iran potrebbe dunque agire in altri modi, creando ad esempio problematiche alla navigazione nel Golfo Persico, ma anche in tal caso, nemmeno quando negli anni ’80 furono attaccate 259 petroliere tra il 1984 e il 1987 le quotazioni della materia prima aumentarono in modo sostanziale.

JPM ritiene improbabile anche una mossa stile anni ’70 relativa ad un embargo da parte dei produttori del Golfo appare improbabile: circa 2/3 del loro output è infatti diretto verso i clienti asiatici e la loro trasformazione economica richiede un periodo senza conflitti. Una chiusura della via d’acqua da parte dell’Iran, se non fosse fatta passare come essenziale ai fini dell’autodifesa, potrebbe essere vista come un atto negativo per gli interessi economici dei Paesi del Golfo. Oltre a ciò, avrebbe un impatto negativo sulle relazioni con la Cina. Da segnalare che solamente gli eventi che hanno coinvolto un grande produttore di petrolio hanno avuto un vero e proprio impatto sui prezzi, con un premio rispetto al fai value di circa 7-14 dollari al barile per un periodo prolungato. In effetti, considerando gli ultimi conflitti che hanno coinvolto Israele (con l’eccezione nella storia recente di quello del 2008), le quotazioni del WTI hanno visto addirittura una performance negativa a 120 giorni dall’inizio del conflitto.

Attualmente, l’andamento della commodity appare in linea con i precedenti conflitti che hanno coinvolto Israele. Un altro elemento da considerare è anche quello relativo alla domanda: se le quotazioni salissero in modo eccessivo, la richiesta subirebbe una contrazione, riequilibrando i valori. Ciò potrebbe anche portare Arabia Saudita e Russia a ripensare i tagli volontari alla produzione, confermati di recente.

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