21 settembre 2023
Nella sua conferenza stampa di ieri (qui il riassunto https://t.me/freefinancepro/1097), Jerome Powell è apparso molto cauto sulla tematica del soft-landing. Inoltre, l’impressione è che preferisca dare la priorità al riportare l’inflazione al target anche se ciò dovesse causare una recessione. Per farsi trovare preparati a un evento del genere, è interessante guardare ai dati di un lungo studio di Deutsche Bank su 60 recessioni del Regno Unito dal 1700, 34 in USA dal 1854, 11 tedesche, 24 francesi e 12 canadesi dagli anni 20, 7 in Italia dal 1980 e 6 in Giappone dal 1990. Se con il passare del tempo il fenomeno recessivo è stato sempre più raro, negli USA il periodo di espansione medio dal 1982 dura in media 8,6 anni, con l’8% del tempo trascorso in recessione. Prima di questo anno i valori erano rispettivamente di 2,8 anni e 35%. La rarità è spiegata dal fatto che i trigger macroeconomici stessi siano più rari: tuttavia questi fattori sono tornati negli ultimi 2 o 3 anni.
L’analisi evidenzia inoltre che prima delle recessioni si presenta regolarmente una stretta monetaria: in USA un incremento di 1,5 punti percentuali del costo del denaro in 1 anno o di 2,5 punti in 2 anni innesca una recessione in 36 mesi nel 69%-74% dei casi. UK, Germania e Francia presentano questo valore in maniera inferiore e pari al 40%. Un altro allarme riguarda l’inflazione USA: nel 77% dei casi un aumento di oltre 3 punti percentuali in 24 mesi innesca una recessione. Altri fattori evidenziati da Deutsche Bank riguardano i picchi del prezzo del petrolio e l’inversione delle curve dei rendimenti. Infine, gli esperti evidenziano che a livello di mercati le recessioni sono la prima fonte di ribassi per le azioni e di rialzi nei bond. Gli analisti ritengono infine che in futuro le recessioni saranno un fenomeno che vedremo più spesso. Questo essenzialmente per 3 elementi: 🔹L’inflazione elevata nei prossimi anni per via di diversi fattori tra cui l’invecchiamento della popolazione o le barriere commerciali: questo ridurrà lo spazio di manovra delle Banche centrali rendendo più difficile gestire il
ciclo economico come negli scorsi 40 anni. Gli istituti dovranno infatti fare i conti con la necessità di raggiungere i target di inflazione inasprendo la politica monetaria e, allo stesso tempo, non sacrificare la crescita economica. 🔹I maggiori rischi per ricorrere ai disavanzi di bilancio: in quanto i rapporti debito/PIL sono ai massimi da svariati decenni e i rendimenti reali sono cresciuti velocemente. Ciò rende il debito più costoso. Oltre a questo, altri stimoli potrebbero spingere molto più l’inflazione rispetto al passato. 🔹La fortuna dal punto di vista statistico negli ultimi 40 anni relativa ai possibili shock. Gli analisti citano uno studio che mette in luce come una pandemia con impatto simile a quella di Covid-19 ha circa il 2%di probabilità di avverarsi in un certo anno: in un periodo di 40 anni, questo evento è più probabile che si verifichi. Oltre a questo vi sono altri tipi di shock, come quello energetico, geopolitico o climatico.
In sintesi, gli esperti giudicano difficile che si possa ripetere una tale dose di fortuna. Un aiuto all’economia potrebbe però arrivare dalla diffusione dell’AI, che potrebbe avere un effetto positivo nei prossimi anni (anche se non in questo ciclo economico). L’ottimismo arriva dall’utilizzo generale della tecnologia e le barriere di adozione sono basse.
Condividi su
Informazioni sull'autore
Ti è piaciuto l'articolo ?
Non perderti neanche un contenuto, iscriviti subito alla newsletter gratuita di FreeFinance!
ISCRIVITI SUBITO