Il focus sulla ricerca: sarà la Cina il Paese-rifugio dall'inflazione occidentale?

Per 13D Research and Strategy, l’inflazione elevata sembra destinata a restare specie per via dell’aumento dei rischi sull’offerta di materie prime. Gli analisti mettono in evidenzia le parole del co-fondatore e Chief Investment Strategist di GMO, Jeremy Grantham in cui afferma che siamo in un’epoca in cui i tassi saranno mediamente più alti rispetto a quelli degli ultimi 10 anni. Inoltre Paul Tudor Jones, fondatore e CIO di Tudor Investment, ha detto che con un aumento del costo degli interessi in USA si entra in un circolo vizioso in cui si provoca un incremento dei costi di finanziamento, una maggiore emissione di debito, l’ulteriore liquidazione di bond (con una crescita dei rendimenti) e infine a una posizione fiscale insostenibile. Stando ai dati Gavekal i bond governativi cinesi hanno sovraperformato i Treasury a lunga scadenza del 35,3% dall’inizio della pandemia. Tuttavia, il T-Note a 10 anni in USA offre un rendimento superiore a 186 punti base rispetto a quello dell’omologo cinese.

Questo potrebbe cambiare se lo yuan salisse abbastanza da compensare le perdite di rendimento. 13D evidenzia come l’indice che misura la forza dello yuan contro un paniere di valute (RMB CFETS) ha raggiunto i massimi a cinque mesi di recente. Inoltre, ci sono diversi segnali che indicano che la debolezza delle azioni cinesi stia toccando il fondo. Per il Paese non dovrebbe esserci una problematica inflattiva, in quanto gode di diversi vantaggi rispetto alle economie occidentali: 🔹La Cina è la prima potenza manifatturiera a livello globale: le dimensioni di questo settore e l’infrastruttura di supporto non possono essere replicati facilmente dai competitor; 🔹Un vantaggio importante in termini di costi energetici fossili e rinnovabili, elemento che ha mantenuto elevato il suo surplus commerciale. L’avanzo commerciale cinese fornisce competitività alle esportazioni e dunque un apprezzamento dello yuan avrà poco impatto sulla bilancia commerciale. Questo contesto “potrebbe innescare un’importante inversione di tendenza nei flussi di capitale internazionale, se un numero maggiore di investitori riconoscesse il fatto che la Cina sta dando il via ad un circolo virtuoso”.

Inoltre, gli analisti non sono preoccupati per il fronte demografico, in quanto ritengono che in Cina non vi sia una problematica almeno per i prossimi 5 anni. Fonte: ricerca 13D Research and Strategy

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