Il focus sulla ricerca - Settore automotive: quali scenari per la disputa tra UE e Cina

Come sappiamo, il settore automotive globale è destinato ad essere governato dall’elettrico, dove la Cina è leader del mercato (https://t.me/freefinancepro/1149). Non è poi un mistero che diverse società di veicoli elettrici cinesi vogliano espandersi anche in Europa, dove forniscono auto di alta qualità a prezzi inferiori rispetto ai player domestici. Per il Vecchio Continente questo è un problema da non sottovalutare, in quanto stando a dei recenti dati ACEA il comparto occupa il 7% di tutti i lavori. Per comprendere ancora di più l’importanza, basta guardare alla tabella sviluppata per Germania, Francia, Italia e Spagna sulle connessioni che ogni settore ha con altre parti dell’economia e sull’importanza di queste ultime nel sistema economico. I valori variano tra 0 e 1 a seconda della loro connessione: a colpo d’occhio si vede quindi quanto è importante l’automotive soprattutto per la Germania, seguita da Spagna e Italia. Molto interessante il punto di vista di Rabobank, secondo cui l’UE non dovrà fare lo stesso errore di quanto avvenuto con i pannelli solari, quando l’arrivo dei produttori cinesi a basso costo ha
fatto fallire i produttori domestici. Il focus torna quindi sulla possibilità che l’Unione Europea metta in atto delle strategie di natura protezionistica. Per gli analisti sono possibili due scenari: un protezionismo unilaterale e un free trade. Con riferimento al punto 1, gli esperti ritengono che l’indagine UE non avrà difficoltà nel trovare le basi legali per imporre tariffe, che attualmente si attestano al 10% contro il 27,5% USA. Oltre a ciò, i sussidi governativi riguardano tutti i veicoli elettrici, senza distinguere se sono importati o prodotti internamente. Questo aspetto potrebbe essere modificato per creare maggiore parità senza dazi diretti. Se venissero imposte restrizioni commerciali comunque, sarebbe ragionevole attendersi delle ritorsioni (probabilmente sull’export) da parte di Pechino. Un altro rischio riguarda il possibile blocco da parte della Cina dell’export di minerali e prodotti per la produzione di veicoli, elemento che bloccherebbe lo sviluppo e la produzione di auto europee. Una variazione di questo scenario potrebbe riguardare un limite alla quantità di auto vendute in Europa oppure una determinata quota di veicoli o batterie da fabbricare in UE, anche tramite il trasferimento
di tecnologia nei confini europei. Il free trade è considerato lo scenario meno probabile, in quanto le società di auto elettriche cinesi andrebbero a minacciare eccessivamente il comparto automotive europeo e l’UE vedrebbe indebolita la sua posizione commerciale. Un altro rischio è poi che gli Stati del blocco agiscano da soli adottando autonomamente politiche protezionistiche. Un’altra soluzione potrebbe poi essere quella di aumentare i sussidi europei. Tuttavia questa opzione è giudicata insufficiente, in quanto la Cina controlla l’intera catena del valore e l’UE resterebbe dipendente dal Paese. Vi è poi una questione di finanziamento, in quanto i Paesi europei devono far quadrare i loro bilanci. In sintesi, gli analisti ritengono improbabile una guerra commerciale in piena regola, in quanto le due aree economiche sono ancora troppo dipendenti l’una dall’altra. È giudicato più probabile uno scenario in cui l’Europa cerchi di rallentare l’import di auto elettriche cinesi “in modo amichevole”. In ogni caso, è ritenuta possibile una progressiva perdita di rilevanza del comparto automotive del Vecchio Continente sul mercato cinese, in quanto le imprese cinesi godono di un vantaggio tecnologico e
di economie di scala.

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