Il rallentamento economico della Cina e i possibili effetti sui vari settori europei

Nelle ultime settimane, la Cina è stata sotto i riflettori per via del rallentamento economico, della deflazione e della crisi del settore immobiliare. Sempre più economisti sono convinti che il Paese non riuscirà a raggiungere il target di crescita al 5% nel 2023. Tra questi vi sono gli analisti di Morgan Stanley, che prevedono un PIL cinese al 4,7% nel 2023 e al 4,2% nel 2024, 30 punti base in meno rispetto alle previsioni precedenti. Inoltre, è stata abbassata la stima sull’indice dei prezzi al consumo dallo 0,9% allo 0,4% nel 2023 e dall’1,6% allo 0,9% per il 2024.   Ma dove si potrebbe verificare l’impatto maggiore di un indebolimento dell’economia cinese in Europa? Sempre gli analisti di Morgan Stanley hanno risposto a questa domanda evidenziando che in generale solo il 7% dei ricavi arrivino dall’ex Impero Celeste. Tuttavia, ci sono comparti più dipendenti dalla seconda economia al mondo. Tra questi possiamo contare quella dei semiconduttori (poco meno del 25% delle vendite), quello dei beni durevoli (più del 15%), quello dei materials (intorno al 15%) e quello energetico (sempre intorno al 15%). Fonte: ricerca Morgan Stanley  

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Dichiarazioni del fine settimana di Mester (Fed)

Loretta Mester, Presidente della Fed di Cleveland, ha detto che nel 2023 sarà probabilmente necessario un nuovo aumento del costo del denaro per mitigare l’inflazione, ma non necessariamente a settembre. Successivamente, i tassi andranno tenuti fermi per un po’ di tempo. L’obiettivo è quello di un indice dei prezzi al consumo al 2% entro il 2025: per fare ciò, Mester ritiene che potrebbe rivedere l’opinione che i tassi vadano tagliati nella seconda metà del 2024. Tuttavia, il 2025 “non è una tappa obbligatoria” e potrebbe essere posticipata se l’economia dovesse rischiare di danneggiarsi in modo eccessivo.

La Cina annuncia nuove misure di sostegno ai mercati

La Cina ha annunciato nuove misure a sostegno dei mercati. Per la prima volta dal 2008, è stata tagliata la tassa sulle transazioni azionarie, dallo 0,1% allo 0,05%. Inoltre, sono state limitate le vendite di titoli da parte degli azionisti di maggioranza delle società che hanno visto le azioni scendere sotto certi livelli. Infine, la China Securities Regulatory Commission ha ridotto i coefficienti di margine per i trade a leva e ha detto che saranno rallentati i ritmi delle IPO per via delle recenti condizioni di mercato. Secondo le stime di Huatai Securities citate da Bloomberg, le nuove misure potrebbero portare 750 miliardi di yuan di nuovi fondi all’anno.

Dichiarazioni Holzmann (BCE) su nuovo rialzo dei tassi a settembre

In un’intervista a Bloomberg Robert Holzmann, Presidente della Banca centrale austriaca, ha detto che la BCE dovrà probabilmente alzare nuovamente i tassi a settembre, a meno che non ci saranno sorprese sul fronte della riduzione dei prezzi. Una volta raggiunto il 4%, si potrà vedere se continuare con gli incrementi. Holzmann ha detto che la lotta all’inflazione non è vinta, ma di non vedere il pericolo di una recessione. La rigidità del mercato del lavoro potrebbe spingere i sindacati a richiedere forti aumenti salariali. L’esponente del board dell’Eurotower ritiene che è meglio raggiungere il picco del costo del denaro velocemente per poi iniziare a tagliare prima. Oltre a ciò, il Presidente dell’istituto centrale austriaco ha messo in evidenza che la BCE è un po’ in ritardo nella lotta all’indice dei prezzi al consumo. Holmann ha detto anche che si dovrebbe considerare un’accelerazione nella riduzione del bilancio, avviando tra le altre cose una discussione sulla fine dei reinvestimenti del PEPP.

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