La settimana finanziaria in pochi minuti e le azioni sotto la lente

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News di politica monetaria: BCE

  • In un’intervista al Financial Times Luis de Guindos, Vicepresidente della BCE, ha avvertito che sarà difficile superare gli ostacoli che rimangono per riportare l’inflazione al 2%. A rendere più complesso il lavoro dell’Eurotower vi è anche il recente aumento dei prezzi del petrolio. Altri elementi che potrebbero frenare il processo di disinflazione sono l’aumento dei salari, l’indebolimento dell’euro e la domanda di servizi. Per de Guindos, parlare di tagli dei tassi è ancora prematuro. L’elemento che determinerà la sua decisione successiva sarà relativo alla velocità di trasmissione della politica monetaria dalle banche e dai mercati obbligazionari verso i consumatori e le imprese. Se questa dinamica fosse rapida e l’inflazione rimanesse alta, la BCE potrebbe alzare ancora i tassi. Tuttavia l’incertezza è elevata, in quanto molti soggetti del sistema economico si sono protette con i tassi fissi quando il costo del denaro era basso. Oltre a questo, l’aumento della spesa pubblica è visto come un fattore negativo. De Guindos ha poi evidenziato che la principale fonte di preoccupazione della BCE in termini di stabilità finanziaria è relativa al calo dei prezzi degli immobili in Europa, specie per l’esposizione dei soggetti non bancari. In un intervento successivo, ha detto che buona parte dell’effetto dei rialzi dei tassi della BCE deve ancora manifestarsi nell’economia. De Guindos ha evidenziato che la crescita economica potrebbe restare debole per i prossimi mesi: nel dettaglio, l’impatto su PIL e prezzi è stimato sui 2 punti percentuali nel periodo 2023-2025. Il mercato del lavoro dovrebbe continuare ad essere resiliente e i relativi costi stanno contribuendo sempre di più all’inflazione domestica.
  • Philip Lane, Capoeconomista della BCE, ha detto che la crescita dei salari sta tenendo elevata l’inflazione dell’Eurozona, anche se il fenomeno dovrebbe moderarsi nei prossimi mesi. Lane ritiene che c’è ancora del lavoro da fare nella riduzione dei prezzi. Inoltre, i prezzi del gas sono attesi in salita rispetto ai livelli attuali. Il Capoeconomista dell’Eurotower evidenzia che sarà importante tenere sott’occhio la componente energetica nei prossimi mesi e anni.
  • Gediminas Simkus, Presidente della Banca centrale lituana, ha affermato che i tassi andranno mantenuti su livelli restrittivi per tutto il tempo necessario a riportare l’inflazione al target. Per Simkus, lo shock inflazionistico deve ancora affrontare molte resistenze.
  • Tuomas Valimaki, esponente del board della Banca centrale finlandese e sostituto di Olli Rehn, ha detto che non si possono escludere altri aumenti dei tassi in futuro. Questo perché ci sono ancora diversi rischi che potrebbero mettere in ulteriore difficoltà il percorso di discesa dell’inflazione.
  • Mario Centeno, Presidente della Banca centrale portoghese, ha detto che la BCE ha probabilmente concluso il percorso di aumento dei tassi in quanto l’inflazione sta scendendo più velocemente rispetto a quanto è salita.
  • Christine Lagarde, Presidente della BCE, ha detto ribadito che i tassi rimarranno elevati per tutto il tempo necessario al fine di contenere l’inflazione.
  • Constantinos Herodotou, Presidente della Banca centrale di Cipro, ha detto che la politica monetaria della BCE si sta rivelando efficace nel contenere l’inflazione. Per Herodotou, l’istituto centrale sta riuscendo a mantenere ancorate le aspettative di inflazione a lungo termine. Tuttavia, ci sono delle incertezze derivanti dall’aumento dei prezzi dell’energia e dagli elevati salari e margini di profitto.
  • Peter Kazimir, Presidente della Banca centrale slovacca, ha dichiarato che probabilmente quello di settembre è stato l’ultimo rialzo dei tassi della BCE, anche se serviranno delle conferme dai dati e dai numeri che verranno presentati nelle riunioni di politica monetaria di dicembre e marzo. Per Kazimir inoltre, fino a che non si sarà certi di aver concluso con gli aumenti del costo del denaro, non si dovrebbe discutere di altri strumenti di politica monetaria come ad esempio la riduzione del bilancio.
  • Francois Villeroy de Galhau, Presidente della Bank of France, ha detto di sperare che i tassi siano arrivati al picco, ribadendo l’opinione di Kazimir (undefined/1229) secondo cui si dovranno aspettare le riunioni di dicembre e marzo per esserne certi. Villeroy ha ripetuto anche la convinzione secondo cui l’inflazione tornerà al 2% entro il 2025. Sul tema dei tagli al costo del denaro, l’esponente del board della BCE ha affermato che è ancora troppo presto per discuterne.
  • Joachim Nagel, Presidente della Bundesbank, ha detto che la battaglia contro l’inflazione non è ancora vinta, mentre il dato core è ancora troppo alto. Per Nagel, la BCE dovrà mantenere alti i tassi fino a che i prezzi non torneranno al target di medio termine del 2%.
  • Klaas Knot, Presidente della Banca centrale olandese, ha detto di essere a suo agio con l’attuale orientamento di politica monetaria, con la BCE che ha la prospettiva credibile di riportare l’inflazione al 2% entro il 2025. Tuttavia, ci sono dei rischi di frammentazione geopolitica che porteranno a doversi occupare “più di shock negativi dell’offerta rispetto a quelli positivi”. L’istituto centrale resa comunque pronto a reagire se necessario. L’esponente del board dell’Eurotower ha anche affermato che preferirebbe una banda di tolleranza in merito al target dei prezzi al consumo e non un obiettivo rigido.
  • Bostjan Vasle, Presidente della Banca centrale slovena, ha detto che l’economia potrebbe riuscire ad archiviare l’obiettivo del soft-landing riportando comunque l’inflazione al target. Per Vasle, la BCE è molto vicina al picco dei tassi, anche se al momento è impossibile dire se il processo di incrementi è concluso o si dovrà fare di più.
  • Boris Vujcic, Presidente della Banca centrale croata, ha detto che l’economia sta andando verso il soft landing, anche se è difficile prevedere le prospettive oltre i 6 mesi.
  • Isabel Schnabel, esponente del board della BCE, ha detto che l’istituto centrale potrebbe dover alzare ancora i tassi se l’inflazione tornasse ad aumentare. Per Schnabel vi sono ancora dei rischi a rialzo sul dato e non si deve essere quindi compiacenti dichiarando vittoria prematuramente.

News di politica monetaria: Fed

  • John Williams, Presidente della Fed di New York, ha detto che l’istituto centrale USA è nell’area di picco dei tassi, con l’inflazione che sembra essere sulla strada del 2% anche se al momento è troppo alta. Anche Williams è dell’idea che il costo del denaro andrà mantenuto elevato per un certo periodo di tempo al fine di ripristinare l’equilibrio tra domanda e offerta e riportare i prezzi al target. L’esponente del board della Fed ha inoltre evidenziato che l’obiettivo dell’indice dei prezzi al consumo potrebbe essere raggiunto nel 2025, nel 2023 si potrebbe attestare al 3,25% e nel 2024 al 2,5%. Nel 2024, il tasso di disoccupazione potrebbe invece salire poco oltre il 4% e il PIL è visto all’1,25%.
  • Michelle Bowman, esponente del board della Fed, ha detto che altri rialzi del costo del denaro potrebbero rivelarsi necessari al fine di riportare l’inflazione al target. Per Bowman, il rialzo dei prezzi dell’energia potrebbe annullare alcuni progressi fatti negli ultimi mesi sulla discesa dei prezzi. Inoltre, mentre ulteriori progressi sull’indice dei prezzi al consumo saranno lenti, il costo del denaro andrà mantenuto alto per qualche tempo.
  • Loretta Mester, Presidente della Fed di Cleveland, ha detto che probabilmente sarà necessario un altro rialzo dei tassi nel 2023, i quali andranno mantenuti elevati per un certo periodo di tempo. In ogni caso, tutto dipenderà dai dati in arrivo. Mester ha anche evidenziato che i rischi per l’inflazione restano inclinati verso l’alto e l’aumento dei prezzi del gas potrebbero spingere i consumatori ad aspettarsi una nuova accelerazione dell’indice dei prezzi al consumo. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, la Governatrice della Fed di Cleveland ritiene che questo sia in un migliore equilibrio e che alcune pressioni salariali si stiano allentando. In un discorso successivo, ha affermato che sarebbe favorevole ad un altro rialzo dei tassi se l’economia USA avesse un andamento simile a quello visto nel periodo del meeting di settembre. Per Mester, i rendimenti a lungo termine influenzeranno l’outlook di politica monetaria e si aspetta che l’inflazione raggiunga il 2% entro fine 2025.
  • Michael Barr, Vicepresidente per la supervisione della Fed, ha affermato che i tassi si trovano vicini al picco e ora la questione sarà per quanto tempo questi andranno mantenuti elevati. Barr ha evidenziato inoltre che gli effetti dei rialzi del costo del denaro sull’economia si mostreranno nei prossimi mesi.
  • Raphael Bostic, Presidente della Fed di Atlanta, ha detto che non c’è fretta di alzare ancora i tassi visto che l’economia e l’inflazione stanno rallentando. Tuttavia, per i tagli del costo del denaro sarà necessario aspettare molto tempo.
  • Thomas Barkin, Presidente della Fed di Richmond, ha detto che il board ha ancora tempo per decidere se servirà un nuovo intervento sui tassi per placare l’inflazione, ma ora è troppo presto per saperlo. Per quanto riguarda l’economia, Barkin vede un “sentiero stretto” per il soft landing. Inoltre, ha affermato che l’aumento dei rendimenti riflette l’aumento dell’offerta di titoli di Stato e i dati economici più forti.
  • Mary Daly, Presidente della Fed di San Francisco, ha affermato che i tassi possono essere mantenuti agli attuali livelli nel caso in cui il mercato del lavoro e l’inflazione si continuano a raffreddare o se le condizioni finanziarie restano rigide. Per Daly, anche senza toccare il costo del denaro, la politica monetaria diventerà sempre più restrittiva man mano che i prezzi e le relative aspettative continueranno a scendere. Un altro elemento che per l’esponente della Fed sta aiutando la politica monetaria è l’aumento dei rendimenti di lungo termine, che potrebbe equivalere ad un rialzo dei tassi. Se però i dati dovessero andare contro il recente miglioramento, la Fed potrebbe trovarsi costretta a reagire alzando il costo del denaro.

Altre news finanziarie ed economiche

  • La Reserve Bank of Australia ha mantenuto fermi i tassi al 4,1%. Per la Governatrice Michele Bullock, ulteriori inasprimenti della politica monetaria potrebbero rivelarsi necessari per riportare al target l’inflazione, anche se tutto dipenderà dai dati. Sulle prospettive economiche vi sono diverse incertezze, come la possibile persistenza dell’inflazione dei servizi, ritardi negli effetti della politica monetaria, il comportamento delle aziende su pricing e salari per rispondere a una crescita economica più debole, il rallentamento della Cina e le prospettive sui consumi delle famiglie.
  • Il mercato del lavoro USA continua a stupire. Le aperture di lavori JOLTS si sono attestate a 9,61 milioni ad agosto, oltre gli 8,8 milioni attese da Reuters e agli 8,92 milioni di luglio (rivisto da 8,827 milioni). Il tasso di abbandono, ossia le uscite volontarie rapportate all’occupazione totale, è stato del 2,3%, minimo dal 2020. Questo potrebbe indicare che le persone sono meno fiduciose nel riuscire a trovare un’altra occupazione.
  • Bloomberg riporta che Russia e Arabia Saudita hanno comunicato di essere intenzionate a mantenere fino a fine anno i tagli volontari all’offerta, che contano rispettivamente per 300mila e 1 milione di barili al giorno. Secondo JP Morgan tuttavia, è iniziata la distruzione della domanda, con i costi del carburante che penalizzano i consumatori. In un’intervista a Bloomberg TV Hardeep Puri, Ministro del Petrolio dell’India, ha detto che per essere positivo per l’economia il prezzo del petrolio dovrebbe arrivare a 80 dollari al barile.
  • Secondo quanto riportato da Reuters, dopo le ultime modifiche (https://t.me/freefinancepro/1122) l’Italia rischia di incassare ben poco dalla tanto discussa tassa sugli extra-profitti delle banche. Le fonti sentite dall’agenzia di stampa hanno affermato che in assenza di previsioni sui livelli di capitale e di politiche di distribuzione, sarà difficile per gli istituti di credito giustificare agli azionisti il pagamento dell’imposta. Questo farebbe quindi propendere per l’accantonamento a riserva e spingere a buyback più consistenti nel tempo per compensare gli azionisti.
  • A settembre, l’occupazione ADP statunitense si è attestata 89mila unità, sotto le 153mila attese da Reuters e le 180mila precedenti (rivisto da 177mila). Il dato mostra come le aziende statunitensi abbiano aggiunto il minor numero di lavori da inizio 2021 e fornisce segnali che il mercato del lavoro si sta iniziando a raffreddare. Nela Richardson, Capoeconomista di ADP, ha detto che nel mese si è assistito ad un marcato calo dei posti di lavoro e ad un costante calo dei salari negli ultimi 12 mesi. Il report evidenzia anche che la paga di chi mantiene il suo lavoro è salita del 5,9% a/a, segnando il 12esimo calo consecutivo. Per chi cambia occupazione invece la crescita è stata del 9%, sotto il 9,7% di agosto.
  • Stando agli ultimi dati della Mortgage Bankers Association, i tassi ipotecari USA a 30 anni hanno raggiunto il record da novembre 2000 attestandosi al 7,53%. Al contempo, l’indice che misura le richieste di mutui per l’acquisto di una casa è arrivato ai minimi dal 1995, a 136,6 punti.
  • Citigroup ha alzato le previsioni sul PIL della Cina dal 4,7% al 5% (in linea con l’obiettivo del Governo) per via delle prospettive sul miglioramento dei dati, specie per quanto riguarda le vendite al dettaglio e la produzione industriale. In questo quadro, lo slancio della politica ha superato le aspettative.
  • Il recente aumento dei rendimenti può essere attribuito al premio a termine. Tra i fattori che influiscono su questo dato vi sono i deficit pubblici, che tornano ad essere sotto i riflettori. Questo perché negli scorsi anni le preoccupazioni erano relative alla bassa richiesta di credito privato, alla bassa inflazione e alla crescita lenta. Ciò ha portato le Banche centrali a mantenere tassi a zero e ad acquistare titoli di Stato tramite i programmi di QE.
  • Con la fine dell’era delle politiche monetarie accomodanti, la politica fiscale torna in primo piano. In effetti, i rendimenti dei bond governativi sono aumentati con il declassamento di Fitch, l’aumento delle dimensioni delle aste da parte del Tesoro e con il pericolo shutdown. Barclays ritiene che nel 2023 il deficit federale arriverà al 7% del PIL nel 2023, il massimo dal 1930 escluse guerre e recessioni. Per gli analisti, considerando l’attuale contesto di forte crescita e bassa disoccupazione, in tempi più normali i deficit potrebbero essere molto più alti. In questo contesto, sarà quindi da porre il focus sempre più sulle politiche fiscali dei vari Governi, visto che la riduzione delle spese inizierà a contare sempre di più.
  • Le richieste di sussidi di disoccupazione in USA nell’ultima settimana si sono attestati a 207mila unità, sotto le 210mila attese dagli analisti e oltre le 205mila precedenti (rivisto da 204mila). Il dato rimane comunque vicino ai livelli più bassi da inizio anno.
  • A settembre, il mercato del lavoro USA si è dimostrato molto più forte delle attese. I Non-Farm Payrolls si sono attestati a 336mila unità, oltre le 170mila attese dagli analisti censiti da Reuters e dei 227mila precedenti (rivisto da 187mila). Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 3,8%, sopra il 3,7% stimato, mentre il salario orario medio è stato pari al 4,2%, leggermente sotto il 4,3% previsto. In questo quadro, continua ad emergere la forza dell’economia statunitense, anche se le pressioni salariali si sono attenuate leggermente pur restando ben al di sopra l’obiettivo giudicato coerente con un’inflazione al 2%. A livello di singoli settori, quello del tempo libero e l’ospitalità ha aggiunto 96mila lavori, quello governativo 73mila, quello sanitario 41mila, quello dei servizi professionali, scientifici e tecnici 29mila, quello dell’assistenza sociale 25mila e quello dei trasporti e magazzini 9mila. Al contrario, il comparto information ha registrato una perdita di 5.000 lavori.

Le azioni sotto la lente

Principali notizie della settimana su Amazon

  • UBS ha alzato il prezzo obiettivo su Amazon da 175 a 180 dollari
  • Come anticipato (https://t.me/freefinancepro/1207), l’Ofcom ha chiesto alla Competition and Markets Authority di indagare sulla posizione dominante di Amazon e Microsoft nel mercato del cloud britannico. In questo quadro la CMA condurrà un’indagine indipendente per verificare se ci sono stati effetti negativi sulla concorrenza e se ci sia la necessità di intervenire. L’indagine dovrebbe concludersi entro aprile 2025 e verterà anche sulla fornitura dell’infrastruttura cloud britannica.
  • Secondo quanto riporta Deadline, Amazon starebbe licenziando oltre il 5% dello staff del reparto comunicazione di Amazon Studios, Prime Video e Music in diversi Paesi. La decisione sarebbe stata presa solo un giorno dopo la chiusura del suo servizio di live streaming audio Amp.

Principali notizie della settimana su Coinbase

  • Coinbase ha annunciato che la sua sede a Singapore ha ottenuto dalla Monetary Authority of Singapore la licenza di Major Payment Institution, grazie alla quale potrà offrire servizi di pagamento digitale a privati e aziende della città-Stato.
  • La Securities and Exchange Commission ha chiesto ad un giudice federale di respingere la mozione di Coinbase che chiedeva di archiviare l’azione legale dell’autorità di vigilanza, in quanto quest’ultima avrebbe abusato della sua discrezionalità. Inoltre, la SEC ha spiegato ancora l’argomentazione secondo cui ogni emittente di asset crypto ha invitato gli investitori (inclusi quelli presenti sulla piattaforma di Coinbase) ad “aspettarsi che l’investimento fosse aumentato sulla base del piano ampiamente diffuso dall’emittente per sviluppare e mantenere il valore dell’asset”. Per la SEC l’exchange ha sbagliato a basarsi su una recente sentenza che stabiliva che Ripple Labs non avrebbe violato la legge federale sui titoli vendendo il token XRP su Borse pubbliche.

Principali notizie della settimana su Carnival

  • JP Morgan ha tagliato il target price su Carnival da 21 a 19 dollari.
  • Stifel ha tagliato il target su Carnival da 22 a 20 dollari.
  • William Blayr ha ricominciato a coprire le azioni Carnival con un giudizio di outperform.
  • Barclays ha abbassato il target price su Carnival da 21 a 20 dollari.
  • Morgan Stanley ha tagliato il target price su Carnival da 11,5 a 11 dollari.
  • UBS ha tagliato il target su Carnival da 23 a 20 dollari
  • Shore Capital ha migliorato il rating su Carnival da sell a hold

Principali notizie della settimana su NIO

  • NIO ha annunciato di aver consegnato 15.641 veicoli a settembre, il +43,8% su base annuale. Nel 3° trimestre il gruppo ha eseguito consegne per 55.432 auto, segnando una crescita del 75,4% a/a.

Principali notizie della settimana su ENI

  • In un’intervista a Bloomberg TV Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di ENI, ha detto che la società ha scoperto un giacimento da 140 miliardi di metri cubi di gas, con una stima di 400mila barili di condensati. La scoperta è stata fatta nel pozzo Geng North-1, nella licenza North Ganal. Questa scoperta potrebbe ora contribuire sostanzialmente alla creazione di un nuovo polo produttivo da collegare agli impianti di gas naturale liquefatto di Bontang.
  • Jefferies ha migliorato il prezzo obiettivo su ENI da 18 a 19 euro
  • UBS ha alzato il target su ENI da 16,5 a 17,5 euro

Principali notizie della settimana su Intesa Sanpaolo

  • JP Morgan ha alzato il target sulle azioni Intesa Sanpaolo da 3,2 a 3,3 euro
  • Morgan Stanley ha iniziato a coprire le azioni Banco BPM, UniCredit e Intesa Sanpaolo. Alle prime due è stato assegnato un rating overweight, mentre alla terza un equal weight. Il prezzo obiettivo è fissato rispettivamente a 6,20, 31,4 e 3,3 euro.

Principali notizie della settimana su Bank of America

  • JP Morgan ha tagliato il target price sulle azioni Bank of America da 31,5 a 30,5 dollari
  • Evercore ISI ha tagliato il target price su Bank of America da 35 a 33 dollari
  • KBW ha tagliato il target di Bank of America da 31 a 29 dollari

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