Le caratteristiche storiche delle recessioni e i rischi per questo e i prossimi cicli economici

Nella sua conferenza stampa di ieri, Jerome Powell è apparso molto cauto sulla tematica del soft-landing. Inoltre, l’impressione è che preferisca dare la priorità al riportare l’inflazione al target anche se ciò dovesse causare una recessione. Per farsi trovare preparati a un evento del genere, è interessante guardare ai dati di un lungo studio di Deutsche Bank su 60 recessioni del Regno Unito dal 1700, 34 in USA dal 1854, 11 tedesche, 24 francesi e 12 canadesi dagli anni 20, 7 in Italia dal 1980 e 6 in Giappone dal 1990. Se con il passare del tempo il fenomeno recessivo è stato sempre più raro, negli USA il periodo di espansione medio dal 1982 dura in media 8,6 anni, con l’8% del tempo trascorso in recessione. Prima di questo anno i valori erano rispettivamente di 2,8 anni e 35%. La rarità è spiegata dal fatto che i trigger macroeconomici stessi siano più rari: tuttavia questi fattori sono tornati negli ultimi 2 o 3 anni. L’analisi evidenzia inoltre che prima delle recessioni si presenta regolarmente una stretta monetaria: in USA un incremento di 1,5 punti percentuali del costo del denaro in 1 anno o di 2,5 punti in 2 anni innesca una recessione in 36 mesi nel 69%-74% dei casi. UK, Germania e Francia presentano questo valore in maniera inferiore e pari al 40%. Un altro allarme riguarda l’inflazione USA: nel 77% dei casi un aumento di oltre 3 punti percentuali in 24 mesi innesca una recessione. Altri fattori evidenziati da Deutsche Bank riguardano i picchi del prezzo del petrolio e l’inversione delle curve dei rendimenti. Infine, gli esperti evidenziano che a livello di mercati le recessioni sono la prima fonte di ribassi per le azioni e di rialzi nei bond. Gli analisti ritengono infine che in futuro le recessioni saranno un fenomeno che vedremo più spesso. Questo essenzialmente per 3 elementi:
  1. L’inflazione elevata nei prossimi anni per via di diversi fattori tra cui l’invecchiamento della popolazione o le barriere commerciali: questo ridurrà lo spazio di manovra delle Banche centrali rendendo più difficile gestire il ciclo economico come negli scorsi 40 anni. Gli istituti dovranno infatti fare i conti con la necessità di raggiungere i target di inflazione inasprendo la politica monetaria e, allo stesso tempo, non sacrificare la crescita economica.
  2. I maggiori rischi per ricorrere ai disavanzi di bilancio: in quanto i rapporti debito/PIL sono ai massimi da svariati decenni e i rendimenti reali sono cresciuti velocemente. Ciò rende il debito più costoso. Oltre a questo, altri stimoli potrebbero spingere molto più l’inflazione rispetto al passato.
  3. La fortuna dal punto di vista statistico negli ultimi 40 anni relativa ai possibili shock. Gli analisti citano uno studio che mette in luce come una pandemia con impatto simile a quella di Covid-19 ha circa il 2%di probabilità di avverarsi in un certo anno: in un periodo di 40 anni, questo evento è più probabile che si verifichi. Oltre a questo vi sono altri tipi di shock, come quello energetico, geopolitico o climatico. In sintesi, gli esperti giudicano difficile che si possa ripetere una tale dose di fortuna.
Un aiuto all’economia potrebbe però arrivare dalla diffusione dell’AI, che potrebbe avere un effetto positivo nei prossimi anni (anche se non in questo ciclo economico). L’ottimismo arriva dall’utilizzo generale della tecnologia e le barriere di adozione sono basse.

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Dichiarazioni Nagel e Kazaks (BCE) su tassi e inflazione

Joachim Nagel, Presidente della Bundesbank, ha detto che non è ancora possibile prevedere chiaramente se è stato raggiunto il picco dei tassi, in quanto l’inflazione è ancora troppo alta e non sta scendendo al ritmo desiderato. Nagel ha anche ribadito il fatto che i tassi dovranno rimanere alti per un periodo sufficientemente lungo. Martins Kazaks, Presidente della Banca centrale lettone, ha detto che l’aumento dei prezzi dell’energia è più strutturale che transitorio ed è quindi un rischio per l’inflazione. Kazaks si è detto soddisfatto del livello dei tassi, ma non è sicuro che si tratti del picco. I tagli al costo del denaro sono invece giudicati prematuri nella prima metà del 2024. Inoltre, le vendite nell’ambito dell’APP e i reinvestimenti del PEPP dovranno essere discussi prima di una sforbiciata ai tassi.

La BoE lascia i tassi fermi al 5,25%

La Bank of England ha mantenuto i tassi fermi al 5,25% in una decisione che ha visto 5 esponenti dell’MPC a favore e 4 contrari. In una dichiarazione, il Governatore Andrew Bailey ha detto che l’inflazione dovrebbe continuare a scendere. Tuttavia, l’istituto continuerà a reagire se i prezzi non si riducessero come atteso. Il Comitato ha anche detto che il costo del denaro sarà in territorio restrittivo per un periodo sufficientemente lungo. Il Comitato ha avvertito che l’economia britannica si potrebbe trovare in una fase di stallo, inoltre i dati sull’attività delle imprese sono in contrazione e ci sono dubbi sulle misure che evidenziano l’accelerazione della crescita dei salari. I precedenti incrementi dei tassi stanno avendo un impatto sul mercato del lavoro e sull’economia. Infine, la Bank of England ha accelerato il ritmo di quantitative tightening: in un anno da ottobre, il programma ridurrà il portafoglio di titoli di Stato di 100 miliardi di sterline, portandolo a 658 miliardi di sterline. La BoE prevede che l’inflazione arriverà al target del 2% entro il 2° trimestre 2025. Nel 3° trimestre 2023, l’istituto centrale inglese si aspetta una crescita dello 0,1%, sotto le precedenti attese dello 0,4%. Anche la crescita sottostante della seconda metà del 2024 è attesa in flessione rispetto allo 0,25% previsto solo ad agosto.

USA: le richieste di sussidi di disoccupazione dell'ultima settimana sono scese ai minimi da gennaio

In USA, le richieste di sussidi di disoccupazione dell’ultima settimana si sono attestate a 201mila unità, sotto le 225mila attese da Reuters e le 221mila precedenti (rivisto da 220mila). La rilevazione, scesa ai minimi da gennaio, è un tassello che indica ancora una certa salute del mercato del lavoro statunitense.

Stournaras (BCE): il percorso di rialzo dei tassi potrebbe essere concluso

Yannis Stournaras, Presidente della Banca centrale greca, ha detto che la BCE ha probabilmente finito di alzare i tassi e il prossimo ritocco dovrebbe essere verso il basso. Stournaras ha dichiarato che un eccessivo inasprimento della politica monetaria ha creato dei rischi per quanto concerne la stabilità finanziaria. Inoltre, l’inflazione dovrebbe tornare al target entro fine 2025 o un po’ prima. In ogni caso, prima di parlare di un taglio dei tassi, si dovrà attendere alcuni mesi.

Dichiarazioni di Wunsch e Knot (BCE) sul livello dei tassi

  • Il Presidente della Banca centrale belga, Pierre Wunsch, ha detto che la BCE potrebbe dover alzare ancora i tassi visti i numerosi rischi sul fronte inflazionistico, valutando il rischio che ciò avvenga “superiore al 10% e vicino al 50%”. In ogni caso, Wunsch ha più fiducia nelle tempistiche del target di inflazione al 2% entro il 2025. L’esponente del board della BCE ha inoltre affermato di non vedere le vendite nell’ambito dell’APP per ora, mentre si può iniziare a parlare della fine dei reinvestimenti del PEPP prima di fine 2024. Inoltre, non si può escludere una recessione, anche se non è lo scenario di base.
  • Klaas Knot, Governatore della Banca centrale olandese, ha detto che la BCE probabilmente manterrà i tassi fermi al prossimo meeting. Per Knot, il costo del denaro è sufficientemente alto per riportare l’inflazione al target entro i prossimi 2 anni. La politica monetaria potrebbe quindi essere aggiustata solo se ci saranno prove convincenti che non è più percorribile la strada per riportare i prezzi al target.

Dichiarazioni Vujcic (BCE) sulle prossime mosse su tassi e inflazione

Boris Vujcic, Presidente della Banca centrale croata, ha detto che se le previsioni sull’inflazione della BCE si realizzassero non sarebbe necessario alzare ancora i tassi. Le attese di Vujcic sono per una diminuzione dell’indice dei prezzi al consumo nei prossimi 3 mesi, anche se diverse incertezze arrivano dai prezzi dell’energia, dei generi alimentari, dalla politica e dai cambiamenti climatici.

Le azioni sotto la lente

  • Secondo quanto riportato da Reuters, Amazon starebbe abbandonando i programmi per addebitare ai commercianti che non usano i suoi servizi di spedizione una tariffa aggiuntiva del 2%. L’approccio del colosso dell’e-commerce è più cauto in un contesto di controlli più serrati da parte dell’antitrust.
  • NIO ha comunicato che dal 28 settembre inizierà a prendere gli ordini per il suo smartphone (chiamato NIO Phone). Il prezzo partirà da 6.499 yuan (circa 890 dollari).
  • William Li, AD di NIO ha detto che la società dovrebbe riuscire ad archiviare il pareggio di bilancio in tempi più brevi rispetto a quanto fatto da Tesla.
  • Barclays ha tagliato il target su Carnival da 22 a 21 dollari
  • Bloomberg riporta come ENI starebbe negoziando con un pool di banche una linea di credito revolving da 3 miliardi di euro. Le fonti sentite dall’agenzia evidenziando come la maggiore liquidità potrebbe essere usata per rinnovare il debito in scadenza o per avere più denaro per le operazioni.

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