Leading Index: l'indicatore che prevede i cicli economici USA

Tra gli indicatori economici più osservati per avere indizi in merito all’arrivo di una recessione negli Stati Uniti compare il Leading Economic Index elaborato dalla Conference Board. In sintesi, si tratta di un indicatore anticipatore che fornisce segnali precoci sull’andamento futuro dell’economia.

Cosa è e perché è importante

Il Leading Economic Index è un indice composito formato da 10 indicatori economici chiave. La logica sottostante è questa: combinando informazioni provenienti da settori diversi, si può avere un segnale sintetico più affidabile e chiaro rispetto ai singoli valori presi singolarmente.

Fonte: The Conference Board

Solitamente, i massimi o minimi del LEI anticipano punti di svolta dell’economia reale di alcuni mesi.

Secondo la stessa Conference Board, l’indicatore tende a precedere queste inversioni di circa 7 mesi. Pertanto, una discesa prolungata segnala un rallentamento economico o una recessione, mentre un aumento evidenzia tipicamente una ripresa.

In particolare, sempre la Conference Board ritiene che il LEI raggiunga il suo punto di massimo tra 11 e 12 mesi prima di una recessione.

Le componenti

Il Leading Economic Index combina 10 indicatori chiave che coprono diversi lati dell’economia USA. Preso singolarmente, ogni componente è un anticipatore di settori specifici o fenomeni economici.

Fonte: The Conference Board

Ma quali sono?

  1. Media settimanale delle ore lavorate nel settore manifatturiero: misura la durata media della settimana lavorativa nell’industria. Una riduzione delle ore lavorate suggerisce che le aziende manifatturiere stanno anticipando un calo della domanda riducendo la produzione, il che tende a precedere un rallentamento economico. Al contrario, un aumento delle ore segnala crescente attività e fiducia nell’immediato futuro.
  2. Nuove richieste iniziali di sussidi di disoccupazione (media settimanale): Un incremento delle richieste di disoccupazione suggerisce che le aziende stanno riducendo personale e che la disoccupazione potrebbe salire, anticipando un indebolimento dell’economia e dei consumi; una diminuzione delle richieste indica un mercato del lavoro robusto.
  3. Nuovi ordini di beni di consumo e materiali: misura il volume degli ordini ricevuti dalle imprese manifatturiere per beni destinati ai consumatori e per materiali. È un termometro della domanda a breve termine: se le imprese registrano meno ordinativi, ridurranno la produzione futura, segnalando un raffreddamento imminente dell’attività economica; viceversa, ordinativi in aumento preannunciano un’espansione della produzione.
  4. Indice dei nuovi ordini ISM: rileva se i nuovi ordini nell’industria stanno crescendo o calando. Un valore alto dell’indice indica che le aziende ricevono più ordini, mentre valori bassi segnalano contrazione degli ordini.
  5. Nuovi ordinativi di beni strumentali non destinati alla difesa (esclusi gli aeromobili): monitora gli ordini di beni capitali da parte delle aziende. Questo indicatore anticipa gli investimenti delle aziende: un aumento indica che le società pianificano di espandere la capacità produttiva, segnale di fiducia nell’economia futura; un calo implica cautela e taglio dei piani di investimento, preannunciando rallentamenti.
  6. Permessi di costruzione di nuove unità abitative private: rileva il numero di permessi edilizi rilasciati per la costruzione di nuove abitazioni. È un indicatore anticipatore del settore immobiliare e delle costruzioni: più permessi oggi significano più cantieri e attività edilizia nei mesi successivi (con effetti positivi sull’indotto e sull’economia), mentre un calo segnala una futura contrazione nell’edilizia residenziale.
  7. S&P 500: rappresenta l’andamento dei mercati azionari USA. La borsa tende ad incorporare le aspettative degli investitori sul futuro dell’economia.
  8. Leading Credit Index: è un indice composito proprietario della Conference Board che sintetizza diverse condizioni creditizie e finanziarie. Questo sottoindice è stato introdotto al posto dell’aggregato monetario M2 per migliorare la capacità predittiva del LEI, poiché considera variabili finanziarie mirate ai punti di svolta ciclici invece che alla sola liquidità.
  9. Differenziale dei tassi di interesse (Treasury a 10 anni – Fed Funds): misura la pendenza della curva dei rendimenti. Uno spread positivo indica che gli investitori si attendono crescita e tassi futuri più alti; uno spread negativo, o curva invertita, segnala aspettative di rallentamento e possibili tagli dei tassi. Storicamente, un’inversione prolungata ha preceduto quasi tutte le recessioni statunitensi. Tuttavia, in periodi di tassi prossimi allo zero, questo segnale tende a essere meno affidabile.
  10. Indice medio delle aspettative dei consumatori sulle condizioni economiche future: è un indicatore di fiducia calcolato come media di due sondaggi chiave sul sentiment dei consumatori USA: l’indice Expectations del Conference Board e l’analogo indice dell’Università del Michigan. Dal 2012, la metodologia del LEI considera il livello medio di questi indici di fiducia (anziché la variazione mensile) per una rappresentazione più accurata delle tendenze di fondo.

Il metodo di calcolo

Il Leading Economic Index viene aggiornato su base mensile ed è costruito attraverso un metodo composito in più fasi:

  • Standardizzazione delle variazioni: si considera la variazione mensile di ciascuno dei dieci indicatori componenti. Poiché ogni elemento è misurato in unità diverse e ha una volatilità propria, le variazioni vengono normalizzate applicando fattori di standardizzazione. In questo modo, si evita che un indicatore estremamente volatile (ad esempio i permessi edilizi) domini l’indice rispetto ad altri più stabili.
  • Somma ponderata: le variazioni standardizzate dei 10 indicatori vengono sommate per ottenere la variazione aggregata. Di fatto, il LEI è costruito come una media ponderata delle variazioni dei suoi componenti, dove i pesi sono determinati dai fattori di standardizzazione e dall’importanza relativa storica di ciascun componente.
  • Aggiustamento del trend: la variazione composita ottenuta viene ulteriormente aggiustata per allineare il trend di lungo periodo del LEI a quello dell’indice coincidente (Coincident Economic Index). Questo accorgimento garantisce che, nel lungo termine, il LEI non si allontani troppo dal livello dell’attività economica effettiva, facilitando l’interpretazione delle percentuali di crescita o calo.
  • Calcolo dell’indice: il risultato viene applicato al valore precedente dell’indice utilizzando una formula di variazione percentuale simmetrica, e il LEI viene espresso come indice numerico rispetto a un anno base. Quest’ultimo viene periodicamente aggiornato: attualmente, il LEI USA è espresso in base 2016 = 100 (in passato era 2010=100, 2004=100, ecc.). Questo significa che un valore di LEI pari a 100 corrisponde al livello dell’indice nell’anno 2016.

Gli analisti osservano sia l’entità delle variazioni (ad esempio cali su base semestrale o annualizzata) sia la diffusione del movimento tra le componenti (quante delle 10 componenti stanno peggiorando). La Conference Board utilizza una regola nota come 3D: depth, duration, diffusion (profondità, durata, diffusione).

Fonte: The Conference Board

Questa metodologia serve per valutare la significatività del segnale di recessione: in pratica, un segnale d’allarme scatta quando il LEI subisce un calo di una certa ampiezza e durata e quando la maggioranza delle componenti è in declino. In passato si usava anche una regola empirica più semplice secondo cui tre cali mensili consecutivi del LEI potevano preannunciare una recessione, ma la Conference Board preferisce criteri più rigorosi per ridurre i falsi segnali.

I limiti

Oltre ai numerosi vantaggi, l’utilizzo del LEI presenta anche alcune criticità, in particolare:

  • Falsi segnali: il LEI talvolta può lanciare falsi allarmi o mancare eventi improvvisi.
  • Dipendenza dalla composizione e suoi bias: il LEI è efficace quanto lo sono le sue componenti nel rappresentare i segnali precursori dell’economia. Se la composizione non rispecchia più la struttura economica, l’indice può perdere potere predittivo o generare distorsioni. Storicamente, il LEI era fortemente incentrato sul settore manifatturiero, riflettendo un’economia in cui industria e beni tangibili pesavano di più. Oggi che oltre il 70% dell’economia USA è servizi, alcuni critici notano che il LEI potrebbe sovrastimare i segnali di recessione provenienti dal manifatturiero rispetto alla resilienza del settore dei servizi. La Conference Board ha in passato adeguato il LEI proprio per mitigare questi bias.
  • Interpretazione e contesto: un valore da solo non basta a decretare una previsione infallibile. È fondamentale analizzare quali componenti stiano guidando il movimento dell’indice. Gli esperti sottolineano l’importanza di esaminare quali fattori stanno influenzando il LEI prima di dichiarare imminente una recessione. Oltre a questo, il LEI non indica la profondità esatta né la data precisa di una recessione, ma solo che le condizioni si stanno deteriorando: ci possono essere lunghi ritardi o riprese temporanee. Un’ulteriore criticità è che le azioni sono parte dell’indicatore. Ciò significa che quando la Borsa scende anticipando una recessione, contribuisce a far calare il LEI. Questo rende il Leading Economic Index meno utile come strumento di timing di mercato.
  • Aggiornamenti e revisioni: Il valore storico del LEI non è immutabile. L’indice viene rivisto periodicamente. Ciò può comportare revisioni dei dati passati. Le serie storiche possono cambiare leggermente col tempo, e bisogna tener conto delle eventuali revisioni quando si fanno confronti storici. In aggiunta, il LEI esiste in versioni specifiche per altre economie e la loro composizione può differire. I risultati e la efficacia predittiva possono non essere uniformi in tutti i contesti.

Conclusioni

In conclusione, il Leading Economic Index della Conference Board è uno strumento di analisi con radici storiche profonde e una diffusa credibilità come indice anticipatore dei cicli economici. Sintetizza in un unico indicatore l’andamento di dieci variabili chiave, fornendo segnali chiari (anche se non infallibili) sulle possibili svolte congiunturali. I suoi punti di forza risiedono nella capacità di guardare al futuro, aggregando informazioni diverse e nel successo di prevedere molte recessioni del passato.

Al tempo stesso, come ogni indice, ha limiti da tenere presenti: richiede interpretazione attenta, aggiornamento continuo e talvolta può segnalare pericoli che poi non si concretizzano nell’immediato.

In un mondo di dati complessi, il LEI resta un indicatore dal linguaggio relativamente semplice ma dal significato profondo.

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