Nvidia: quali effetti dal ritorno alla vendita in Cina del chip H20?
18 luglio 2025
In settimana c’è stata una notizia molto positiva per Nvidia: la società ha ricevuto l’assicurazione dal Governo USA in merito alla fornitura delle licenze necessarie per vendere le GPU H20 in Cina. All’epoca del ban, l’azienda aveva stimato 4,5 miliardi di dollari legati alla svalutazione delle scorte e agli obblighi di acquisto, oltre ad altri 2,5 miliardi in impatto sui ricavi del 1° trimestre 2026 fiscale.
Gli analisti di Goldman Sachs ritengono che la situazione continua ad avere molte incognite. Innanzitutto, Nvidia è ancora in fase di dialogo con il Governo in merito ai potenziali clienti cinesi.
Oltre a ciò i segnali di domanda cinese devono ancora essere valutati, in quanto la clientela potrebbe valutare alternative locali.
L’onere di 4,5 miliardi citato prima è stato suddiviso 50-50 tra svalutazioni di scorte e impegni di acquisto. In questo quadro, il gruppo potrebbe rivendere 2,25 miliardi di dollari di svalutazioni con un margine lordo di circa il 100%.
GS ritiene che questa inversione di tendenza potrebbe risultare in 12-17,5 miliardi di dollari di ricavi in più nel 2026. Nello stesso periodo, gli EPS dovrebbero crescere tra 0,3 e 0,45 dollari.
Goldman ha un prezzo obiettivo a 12 mesi di 185 dollari (al momento ci troviamo a 173 dollari).
Ci sono però dei rischi a questo outlook, dovuti principalmente alla possibilità di rallentamento della spesa in infrastrutture IA, aumento della concorrenza che fa scendere le quote di mercato e i margini e i vincoli dell’offerta.
In generale, gli analisti censiti da Bloomberg hanno un target price medio a 12 mesi di 180,48 dollari, che implica un potenziale upside del 4,3% rispetto ai prezzi attuali. Il consensus si divide in 69 buy, 9 hold e 1 sell.
La società pubblicherà i risultati del 2° trimestre del 2026 fiscale il prossimo 27 agosto. Le attese sono per ricavi a 45,778 miliardi di dollari ed EPS a 1 dollari: su base annuale, si tratta rispettivamente del +52,4% e +47%.
Fonti: Bloomberg e ricerca Goldman Sachs
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