Anche maggio ha chiuso in territorio positivo per i principali indici di Borsa europei e statunitensi. Con giugno le cose potrebbero però cambiare, specie per quanto riguarda i listini europei. Prima di addentrarci nello studio, ricordiamo che le rilevazioni su S&P 500 e Dow Jones partono dal 1931, quelli del NASDAQ 100 dal 1985, quelle sul FTSE Mib dal 1998, quelle sul DAX dal 1960 e quelle sul CAC 40 dal 1988. Come di consueto, vediamo i risultati partendo dagli USA.
A giugno l’S&P 500 è stato positivo il 58,06% delle volte, con una variazione media del +3,70%. Con chiusura negativa si è registrato un -3,02% medio, mentre in generale il movimento è stato del +0,88%.
Per il Dow Jones il mese appena iniziato è stato positivo il 50,54% delle volte. Con chiusura positiva, la variazione media è stata del +3,87%, del -2,71% con close negativa e del +0,62% in generale.
Il NASDAQ 100 ha invece segnato il 51,28% di chiusure positive, con una performance media del +5,05%. La misurazione negli altri casi è stata del -4,16% (media generale del +0,56%).
Arriviamo in Europa. Per il FTSE Mib giugno è un mese negativo nel 73,08% dei casi, con una variazione media del -4,35%. Le performance medie positive sono state del +5,75%, mentre quelle generali del -1,63%.
Per quanto riguarda il DAX il mese ha chiuso in negativo il 53,13% delle volte. La variazione media in questi casi è stata del -3,84%, negli altri del +4,21% (media generale -0,07%).
Il CAC 40 ha chiuso giugno negativo nel 55,56% dei casi, con una performance media del -4,51%. Nelle altre volte si è registrato un +3,87%, con una media generale del -0,79%.
Attenzione agli indici USA negli anni delle elezioni
Una recente ricerca di Ned Davis mostra che negli anni delle elezioni il cliché “sell in may and go away” potrebbe non essere così corretto. Dal 1950 l’S&P 500 ha registrato un rialzo nel 77,8% dei casi durante gli anni delle elezioni presidenziali, con un guadagno mediano del 3,3% nel periodo del 30 aprile-31 ottobre.
Fonte: Ned Davis Research
Altri dati interessanti: se il Presidente in carica è democratico, il periodo citato prima è positivo nell’87,5% (performance mediana del +5,6%). Se il dem in carica vince, il lasso di tempo è stato positivo nel 100% dei casi con una variazione del 6,8% mediano. Al contrario, la variazione è comunque positiva all’80% (performance mediana del +5,2%).