Petrolio: catalizzatori positivi a breve, negativi nel medio periodo

Dalla seconda metà di marzo, le quotazioni del petrolio hanno rialzato la testa, con il WTI tornato oltre i 70 dollari al barile. La spinta agli acquisti è stata innescata dai timori dell’offerta a breve per via delle sanzioni e alla domanda solida. Questi due elementi hanno superato le paure per un rallentamento della crescita statunitense.

Questo, secondo gli analisti di Goldman Sachs, rafforza l’opinione secondo cui i rischi per i prezzi della materia prima sono orientati al rialzo nel breve e verso il basso nel medio termine.

A creare supporto ai prezzi sono le minacce da parte di Trump di tariffe secondarie dal 25% al 50% sugli acquirenti di petrolio russo nel caso in cui Putin dovesse fermare gli sforzi per trovare una pace con l’Ucraina. Misure simili sono state ventilate anche per l’Iran nell’eventualità in cui non si trovasse un accordo sul nucleare.

Fonte: ricerca Goldman Sachs

 

In ogni caso, le esportazioni di petrolio alla Russia, destinate in gran parte a Cina e India, sono troppo consistenti per poter diminuire in modo significativo e duraturo.

Non mancano però i catalizzatori negativi, in primis le preoccupazioni per la crescita. GS ha di recente tagliato l’outlook per gli USA di 0,5 punti percentuali nel 2025, portandole all’1%. Al contempo, le probabilità di recessione sono state alzate al 35%.

Tutto questo, unito alle previsioni più pessimistiche per l’Europa, hanno portato gli analisti a tagliare le stime di domanda per il 2025 a 0,9 milioni di barili al giorno. Le attese per i prezzi a 12 mesi sono scese di un dollaro al barile, a 65 dollari per il WTI.

Fonte: ricerca Goldman Sachs

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