Petrolio WTI: ecco perché i prezzi potrebbero superare i 100 dollari dopo la Golden Cross

Le quotazioni del petrolio WTI sono tornate a scambiare nei pressi dei 90 dollari, livelli che non si vedevano da novembre 2022. Questo prezzo, può essere giudicato come l’obiettivo dell’OPEC (rimandiamo in questo caso alle parole di ottobre 2022 di Timipre Sylva, Ministro di Stato per le risorse petrolifere della Nigeria undefined/844). Da un punto di vista tecnico, l’ultima parte del rialzo è avvenuto dopo una “Golden Cross”, che avviene quando la media a più breve periodo “taglia” dal basso verso l’alto quella di più lungo periodo. Da quando si è presentato questo segnale, le quotazioni hanno registrato una performance di quasi il 15%. Per avere maggiori informazioni su cosa potrebbe accadere ai prezzi della materia prima in futuro, abbiamo analizzato tutte le volte in cui questa indicazione tecnica si è presentata sul petrolio WTI dal 1985. Come dati abbiamo preso quelli forniti da Refinitiv sulle chiusure della materia prima e utilizzando una media mobile semplice a 200 periodi e una a 50 periodi. Dal 1985, la Golden Cross si è verificata 30 volte (inclusa quella attuale). Da quando la media a 50 a superato quella a 200 fino a quando il processo si è invertito (SMA 200 sopra quella a 50) la variazione media è stata del +8,95%. Escludendo il ciclo attuale che non si è ancora chiuso, nel 45% dei casi le quotazioni hanno chiuso ad un valore più alto rispetto a quello di partenza. Questo indica che in realtà le probabilità sono lievemente a favore di un ribasso considerando l’interezza dell’evento. Se si guarda al grafico tuttavia, si noterà a colpo d’occhio come i rialzi sono ben più intensi quando avvengono: ad esempio, il ciclo partito il 2 settembre 2020 è durato ben 505 sessioni di contrattazione e ha portato ad un incremento del +109,3%. Di contro, la flessione più alta si è avuta nel 1990 (periodo da 117 sedute) con un -25,31%. Quando la Golden Cross ha portato a chiusure positive, la variazione media è stata del +31,59%. Nei casi contrari si è assistito ad un -10,72% medio. Abbiamo poi osservato il comportamento dei prezzi a 20, 40 e 60 giorni dall’inizio della Golden Cross: il petrolio WTI registra chiusure più alte rispettivamente nel 53%, 50% e 57% dei casi, con una variazione media dello 0,24%, del +1,86% e del +1,26%. Infine, per quanto tempo questo segnale tende a restare attivo? Guardando al passato, si tratta di un periodo piuttosto lungo: in media quasi 186 sedute. Attualmente ci troviamo nella sedicesima sessione dall’attivazione della Golden Cross, con una performance vista prima di circa il 15%. Diversi elementi fanno propendere per una prosecuzione della forza del petrolio (come abbiamo visto anche qui undefined). Pertanto, a meno che non si verifichi una crisi finanziaria globale che comprima la domanda e inneschi anche una serie di tagli, è ragionevole pensare che anche questo evento ricalchi quelli positivi in passato. Un incremento delle quotazioni del 31,59% porterebbe i corsi a oltre 104 dollari al barile.

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Cina: ad agosto migliorano alcuni indicatori economici

  • In Cina, ad agosto la produzione industriale si è attestata al 4,5% su base annuale e le vendite al dettaglio al 4,6%. Questi dati si sono confrontati con le attese Reuters al 3,9% e al 3% e con i precedenti 3,7% e 2,5%. Il tasso di disoccupazione delle aree urbane al 5,2%, stabile rispetto al 5,3% di luglio. Le rilevazioni sono ritenute un segnale positivo in merito ad una stabilizzazione dell’economia cinese, anche se diversi analisti ritengono come questo processo sia lungo e zavorrato dalla bassa fiducia sul settore immobiliare. Inoltre, sembrano ancora necessari ulteriori stimoli all’economia.
  • La People’s Bank of China ha annunciato un taglio di 25 punti base del coefficiente di riserva obbligatoria per le banche. Oltre a questo l’istituto centrale ha rinnovato i prestiti a medio termine per 591 miliardi di yuan, riducendo il tasso di riserva a 14 giorni dal 2,15% all’1,95%

BCE: il mercato si attende tagli dei tassi a metà 2024, esponenti del board non escludono un rialzo a dicembre

  • All’indomani della riunione della BCE stanno avanzando le scommesse che vedono la BCE non solo aver finito il percorso di rialzo dei tassi, ma anche tagliare il costo del denaro già entro metà 2024. Citigroup ad esempio si aspetta ora che l’inizio della flessione dei tassi parta da giugno 2024, non più da settembre di quell’anno.
  • Francois Villeroy de Galhau, Presidente della Bank of France, ha detto le politiche fiscali troppo accomodanti rischiano di sostenere l’inflazione mentre la BCE lotta per abbassarla. Per Villeroy, i Governi dovrebbero evitare un atteggiamento troppo espansivo. Un progresso arriverebbe dalla riforma del Patto di Stabilità e Crescita UE.
  • Il Financial Times ha riportato come tre esponenti del board della BCE hanno avvertito che i tassi potranno salire anche a dicembre se i salari continuassero la loro rapida crescita e l’inflazione si dimostrasse più solida delle attese.
  • Luis de Guindos, Vicepresidente della BCE, ha detto che l’Eurotower non ha una data target per tagliare i tassi: i mercati potrebbero quindi sbagliare questa scommessa. De Guindos ha quindi ribadito la dipendenza dei dati dell’istituto centrale europeo.
  • Martins Kazaks, Presidente della Banca centrale lettone, ha detto che la BCE può ancora alzare il costo del denaro se dovesse essere necessario (sempre a seconda dei dati). Kazaks ha ribadito che l’Eurotower manterrà il costo del denaro in territorio restrittivo per tutto il tempo necessario a riportare i prezzi al 2%. Inoltre, prima di pensare ai tagli, la Banca centrale dovrà discutere a come rimuovere l’eccesso di liquidità.
  • Christine Lagarde, Presidente della BCE, ha cercato di allontanare l’ipotesi di un taglio dei tassi, sostenendo che questo non è nell’agenda dell’istituto centrale. Nel suo discorso, Lagarde ha prevalentemente ribadito quanto detto nella conferenza stampa di ieri, sottolineando anche che i Governi europei dovrebbero focalizzarsi sul tagliare il deficit e il debito.
  • Bostjan Vasle, Presidente della Banca centrale slovena, ha detto che non si può escludere un altro aumento dei tassi da parte della BCE. Per Vasle l’andamento dei salari e la politica fiscale sottopongono ancora l’economia a rischi significativi. Inoltre, le pressioni sui prezzi energetici potrebbero rivelarsi più durature. Il focus sarà dunque sul meeting di dicembre, in quanto per ottobre i dati non saranno sufficienti per giudicare la reazione dell’economia alla stretta monetaria. L’esponente del board della BCE ha inoltre affermato di essere aperto all’opzione di accelerare il processo di riduzione dell’APP.

Le azioni sotto la lente

  • Jefferies ha aumentato il target price su Intesa Sanpaolo da 2,75 a 3,7 euro, promuovendola da hold a buy.
  • Jefferies ha alzato il prezzo obiettivo su UniCredit da 27,5 a 33,8 euro e quello di Banco BPM da 6,5 a 6,9 euro.
  • RBC ha alzato l'obiettivo su ENI da 14 a 15 euro.
  • Piper Sandler ha tagliato il target sulle azioni Bank of America da 28 a 27,5 dollari

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