Economia USA: attesa minore incertezza nel 2026

Cosa attendersi dall’economia USA nel corso del 2026? Secondo Morgan Stanley, gli Stati Uniti potrebbero uscire dal periodo di forte incertezza.

Il commercio, l’immigrazione, la deregolamentazione e la fiscalità sono temi passati da una situazione fluida a una caratterizzata da elementi definiti e riconoscibili.

La previsione di base è di un ritorno alla crescita modesta e di un rallentamento dell’inflazione, in quanto gli effetti delle politiche commerciali e sull’immigrazione lasceranno il posto ad un migliore contesto economico.

A contribuire in modo significativo alla crescita sarà l’intelligenza artificiale: la spesa per computer, software, data center e centri di alimentazione dovrebbe aggiungere 0,4 punti percentuali al PIL nel 2026 e 2027, rappresentando circa il 20% della crescita. La spesa delle aziende non legate all’IA dovrebbe recuperare con il miglioramento delle prospettive cicliche.

Restano rischi al ribasso, tra cui quello del trasferimento dei dazi sul consumatore, ma dalla seconda metà del 2026 dovrebbero essere favoriti i venti di coda.

Fonte: ricerca Morgan Stanley

Il PIL reale dovrebbe attestarsi all’1,8% nel 2026 e al 2% nel 2027.

La spesa dei consumatori dovrebbe restare limitata dalla lentezza delle assunzioni. Inoltre, il trasferimento delle tariffe dovrebbe durare fino alla prima metà del 2026, riducendo la domanda di manodopera e mantenendo stabili le pressioni sui prezzi.

La ripresa dei consumi dovrebbe avvenire con la diminuzione degli ostacoli legati al commercio e immigrazione, l'entrata in vigore degli stimoli fiscali e la moderazione dell'inflazione. I consumi reali sono attesi in aumento dell’1,6% nel 4° trimestre 2026 e dell’1,8% nel 2027.

Il mercato del lavoro dovrebbe continuare ad essere caratterizzato dalla situazione slow firing-slow hiring. La domanda di manodopera si è contratta dopo il Liberation Day e dovrebbe restare bassa fino a quando i dazi non saranno completamente riassorbiti. Il tasso di disoccupazione potrebbe raggiungere il picco nel 2° trimestre 2026 al 4,7%, per poi arrivare al 4,5% nel 2026 e al 4,4% nel 2027.

Il PCE core dovrebbe arrivare al 3,1% nel 1° trimestre del 2026 per poi decelerare al 2,6% a fine anno. Nel 2027, il dato dovrebbe arrivare vicino al target, restandoci però al di sopra.

Arriviamo infine alla politica monetaria. MS si aspetta 3 tagli da 25 punti base nelle riunioni di gennaio, aprile e giugno, a causa del rallentamento del mercato del lavoro. Il punto di arrivo del costo del denaro è visto al 3%-3,25%.

Scenari alternativi

Gli analisti mettono in conto 3 possibili scenari alternativi.

Il primo riguarda una brusca accelerazione dell’economia a partire dal 2° trimestre 2026. La crescita beneficia di una spinga maggiore del previsto dal One Big Beautiful Bill. In questo quadro, l’inflazione resterebbe sopra il target, mentre la Fed interromperebbe il ciclo di tagli a gennaio, per poi iniziare un inasprimento monetario dal 4° trimestre.

Il secondo scenario implica un superamento delle aspettative da parte degli aumenti di produttività derivanti dall’IA. Questo elemento sarebbe leggermente deflazionistico nel breve periodo. La forza dell’economia porterebbe la Fed a interrompere le riduzioni del costo del denaro nella prima metà del 2026, per poi riprenderli entro fine anno facendoli arrivare al 2,75%-3%.

Lo scenario 3 implica invece una recessione lieve, spinta dagli effetti ritardati dei dazi, dalle restrizioni all'immigrazione e dalla politica monetaria ancora restrittiva. In questo caso, la crescita del PIL reale diventerebbe negativa nel 1° semestre 2026. La Fed adotterebbe un accomodamento aggressivo, portando i tassi all’1%-1,25% entro il 3° trimestre 2026.

Fonte: ricerca Morgan Stanley

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