Petrolio brent: quali attese per il 2026?

Secondo gli analisti di Goldman Sachs, le quotazioni del petrolio brent scenderanno a 56 dollari al barile nel 2026. Questo perché l’ultima ondata di offerta lascerà il mercato in surplus di circa 2 milioni di barili al giorno, in linea con l’aumento delle scorte globali visto negli ultimi 90 giorni.

Fonte: ricerca Goldman Sachs

Se non dovessero esserci tagli dell’output da parte dell’OPEC o gravi interruzioni all’approvvigionamento, sarà necessario un calo dei prezzi per mantenere il mercato in equilibrio.

I modelli GS indicano come punto di minimo potenziale la metà del prossimo anno, fino a quando i mercati non vedranno meccanismi di ri-equilibrio, come una crescita della domanda da 1,2 milioni di barili al giorno, una riduzione dell’offerta russa e un rallentamento dell’offerta dei Paesi non OPEC+.

Un fattore di instabilità è individuato nella Russia, con i prezzi inferiori alle previsioni in caso di accordo di pace con l’Ucraina. In questo caso, l’obiettivo sul Brent passerebbe da 56 a 51 dollari. Altre criticità potrebbero esserci se Mosca decidesse di riprendere gradualmente la produzione o se ci fosse un rallentamento del PIL.

Tuttavia, le quotazioni potrebbero anche sorprendere al rialzo nell’eventualità in cui l’output russo si riducesse per l’intensificarsi degli attacchi alle infrastrutture petrolifere.

A partire dal 4° trimestre, i prezzi dovrebbero beneficiare di un rialzo, con il mercato che dovrebbe scontare un deficit nella seconda metà del 2027. L’attenzione dovrebbe poi spostarsi sull’incentivazione della produzione.

Entro fine 2028, il target per il Brent è collocato a 80 dollari.

Fonte: ricerca Goldman Sachs

Questo stimolerà investimenti per bilanciare il mercato agli inizi del decennio 2030, compensare il naturale declino dei vecchi giacimenti e soddisfare la crescita della domanda, attesa fino al 2040.

In questo caso i rischi sono sbilanciati verso il basso, in quanto si potrebbe verificare un incremento dell’output dovuto a normalizzazione geopolitica e agli aumenti di efficienza di produttività.

Fonte: ricerca Goldman Sachs

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