10 novembre 2023
Dopo la crisi finanziaria del 2008 e ancor più dopo la crisi bancaria di quest’anno, è aumentato il ricorso delle società al credito privato, detenuto dai fondi privati. Il Wall Street Journal mette in luce uno studio di S&P Global Ratings su circa 400 miliardi di dollari di debito sui mercati privati di circa 2.000 mutuatari. Con queste rilevazioni, sono stati eseguiti degli stress test per capire come si comporterebbero queste aziende in diversi scenari economici. Innanzitutto, lo studio ha preso in considerazione le aziende di medie dimensioni con debiti raggruppati in Collateralized Loan Obligation. Per S&P, il campione rappresenta una parte considerevole del mercato di credito privato. I risultati mostrano che se i tassi restassero più alti per più tempo o più alti per sempre, molte delle aziende analizzate si troverebbero in difficoltà. Il 46% di queste aziende genererebbe un cash flow operativo positivo nello scenario di stress più leggero che prevede un calo del 10% degli utili e un incremento dei tassi di 50 punti base. S&P ha inoltre provveduto ad abbassare il punteggio su diverse stime di credito, tagliando da inizio anno a fine agosto i punteggi di 87 società in territorio CCC. Queste società presentano spesso una struttura di capitale insostenibile in assenza di un contesto favorevole. C’è anche da dire che attualmente le società del campione hanno una liquidità mediana di circa 2,5 volte il cash e le altre attività disponibili per coprire i loro bisogni, incluso il debito in scadenza. Inoltre, il vero e proprio “muro” da superare è nel 2026 con scadenze per 100 miliardi di dollari (60 miliardi nel 2025 a 30 nel 2024).
Condividi su
Informazioni sull'autore
Ti è piaciuto l'articolo ?
Non perderti neanche un contenuto, iscriviti subito alla newsletter gratuita di FreeFinance!
ISCRIVITI SUBITO