USA: una stagione degli utili positiva

In una ricerca recente, TS Lombard ha fatto il punto sull’attuale stagione delle trimestrali in USA. I risultati del 4° trimestre del 2023 possono essere considerati piuttosto forti. Ricavi (circa +3,5% a/a) e profitti (quasi +4,9% a/a) hanno ufficialmente decretato la fine della recessione degli utili della seconda metà del 2023

I margini sono rimasti elevati, attestandosi appena sopra il 13% e dovrebbero restare alti fino al 2024. La riduzione dei costi rimane un obiettivo importante visto che gli utili crescono più del fatturato.


Fonte: ricerca TS Lombard

In questo quadro però si è verificata una dispersione all’interno dei settori, con i leader che restano le comunicazioni, le utility, i consumi discrezionali e il tech. I comparti che restano indietro sono invece i materiali e l’energia.


Fonte: ricerca TS Lombard

Il settore bancario ha invece evidenziato segnali più positivi sull’economia, nonostante il calo dei profitti dovuto prevalentemente alla flessione delle commissioni dell’investment banking e della minore volatilità di mercato. Gli istituti di credito hanno segnalato consumatori ancora forti, con tassi di risparmio che, sebbene in calo, risultano ancora solidi su base assoluta. 

Negli ultimi tre mesi del 2023 sono scesi anche i NPL e si sono visti segnali di miglioramento dei prestiti. Rispetto ai 12 mesi prima, ci sono meno banche che hanno ristretto gli standard di prestito. Sempre sul fronte dei prestiti, questi sono aumentati dopo 3 trimestri consecutivi di calo. Gli accantonamenti restano elevati rispetto ai periodi non recessivi ma questo è dovuto alle preoccupazioni per il CRE.

Gli analisti rimangono positivi sulla crescita futura delle azioni, in quanto si è tornati alla situazione in cui le reazioni positive arrivano dalle sorprese al rialzo dei principali indicatori economici. Il driver non sembra essere l’inflazione, ma la crescita. Una continuazione di questa situazione si tornerebbe alla norma pre-pandemia in cui i prezzi erano trainati dalla domanda e non dai costi. Un’inflazione alta ma sostenuta dalla richiesta ritarderebbe i tagli della Fed, ma rimarrebbe positiva per le azioni.

Fonte: ricerca TS Lombard

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