Ultimamente si è tornati a parlare di una situazione in cui l’inflazione resta appiccicosa oltre il 2% e le Banche centrali devono quasi sperare in una recessione per vedere un altro calo dei prezzi. L’economia statunitense sembra avere una stagionalità residua nei dati di inizio anno, che sembrano artificialmente più forti. Dario Perkins di TS Lombard mette in luce tre scenari in cui l’ipotesi di un “no-landing” può fermare gli istituti centrali da tagliare i tassi:
- Un rimbalzo dell’inflazione dovuto a shock dell’offerta, che sarebbe negativo per le azioni e le obbligazioni;
- Un’eccessiva prudenza delle Banche centrali per un taglio prematuro, o un’inflazione appiccicosa. Questo verrebbe interpretato in maniera negativa per le azioni e mediamente negativa per i bond;
- Una ripresa guidata dall’offerta, interpretata in modo “ok” per i bond e buono per le azioni;
- Una ripresa ciclica guidata dalla domanda, positivo per le azioni e negativa per le obbligazioni.
Fonte: ricerca TS Lombard
Perkins ritiene che ci troviamo nel terzo scenario, cominciato negli USA ma atteso anche in Europa. Questo dovrebbe avvenire perché la minore inflazione guida l’accelerazione economica con un aumento dei redditi reali che fa ripartire la produttività. Ci dovrebbe quindi essere una crescita senza una seconda ondata di aumento dei prezzi.
Fonte: ricerca TS Lombard
In questo quadro le Banche centrali non sono obbligate a mantenere i tassi alti con una migliore crescita, ma possono ancora tagliare se il miglioramento della produttività continua. Un modello simile è stato adottato da Greenspan tra il 1995 e il 1996.
Nuovi rialzi potrebbero essere giustificati da un rimbalzo dell’occupazione o dei posti di lavoro vacanti. Se ciò avvenisse ci sarebbe un segnale di un tasso neutrale più alto. Questo implicherebbe che la politica monetaria non è così restrittiva come si pensava.
Fonte: ricerca TS Lombard