Settembre negativo per le azioni? Ecco perché il 2023 potrebbe essere diverso

In questa settimana abbiamo visto come tendono a comportarsi i principali indici di Borsa statunitensi ed europei a settembre (undefined/972). Un’integrazione interessante è stata svolta sull’S&P 500 da Bank of America. Dalla ricerca viene evidenziato come l’indice tenda ad avere un miglior settembre quando la performance dall’inizio dell’anno ad agosto è superiore al 10%.
  • Una variazione da gennaio tra il 10% e il 20% è positiva anche per il resto dell’anno. Quando ciò avviene, settembre è stato positivo nel 65% dei casi con una performance media dello 0,77%. Inoltre, il periodo settembre-dicembre è positivo nel 91% delle volte con una variazione del +7,57% media. Gli analisti sottolineano quindi che a fine 2023 l’S&P 500 potrebbe arrivare a 4.850-4.875 punti.
Ma cosa succede negli altri casi? BofA risponde anche a questa domanda.
  • Quando l’S&P sale per oltre il 20% tra gennaio e agosto, settembre chiude positivo solo nel 45% dei casi e la variazione media generale è del -0,67%.
  • Analizzando i dati dal 1928 Bank of America ha notato anche che quando l’S&P è positivo da gennaio ad agosto, settembre è positivo nel 49% dei casi, mentre quando questo periodo è negativo il dato scende al 34% (variazioni medie del +0,08% e -3,61%).
  • In generale, il periodo settembre-dicembre è stato positivo nel 69% dei casi ad agosto con una variazione del +1,79% in media. Con un gennaio-agosto positivo però, i dati migliorano rispettivamente al 76% e 3,32%.
  • Ulteriori dati che lasciano ben sperare per la fine dell’anno arrivano dall’analisi del terzo anno dalle presidenziali: qui se il periodo gennaio-agosto registra una variazione superiore al 10%, settembre è positivo nel 50% delle volte (0,46% medio). Oltre a ciò, in questo scenario il periodo settembre-dicembre chiude sopra la pari il 79% delle volte e con una variazione media del +3,28%.
Fonte: Bank of America Global Research

Di seguito le altre news di giornata pubblicate su FreeFinance PRO. Per riceverle in tempo reale iscriviti gratuitamente al canale Telegram.

Dichiarazioni Williams, Goolsbee e Logan (Fed) su prossime decisioni sui tassi

  • John Williams, Presidente della Fed di New York, ha detto che non c’è urgenza di alzare i tassi a settembre, in quanto l’inflazione è in discesa e l’economia in un equilibrio migliore. Tuttavia, non è ancora chiaro se il percorso di rialzi è finito o se serve fare di più per riportare l’indice dei prezzi al consumo al 2%. Williams ritiene che il tasso di disoccupazione possa salire al 4%, anche se non vede l’aumento tipico delle recessioni. Inoltre, ha sottolineato che la politica monetaria impiega un anno o due per avere un impatto sull’economia.
  • Austan Goolsbee, Presidente della Fed di Chicago, ha detto che l’economia statunitense potrebbe riuscire a far scendere l’inflazione senza causare una recessione. Goolsbee ha detto che vorrebbe vedere una flessione più grande dei prezzi dei beni e delle abitazioni. L’esponente del board della Federal Reserve ritiene inoltre che si stia avvicinando il momento in cui la cosa da decidere sarà fino a quando mantenere alti i tassi.
  • Lorie Logan, Presidente della Fed di Dallas, ha affermato che probabilmente sarà necessario un altro aumento dei tassi, non necessariamente a settembre, per riportare l’inflazione al target in modo tempestivo. Per Logan la flessione dei prezzi è incoraggiante ma non sufficiente, inoltre il mercato del lavoro resta forte. L’esponente del board della Federal Reserve ritiene anche che una continuazione della crescita economica potrebbe portare ad un nuovo rialzo dell’indice dei prezzi al consumo.

USA a rischio shutdown: i possibili impatti sull'economia

Nelle prossime settimane gli USA potrebbero essere colpiti dal “government shutdown”, che prevede il congedo non retribuito di tutto il personale della pubblica amministrazione ritenuto non essenziale. Questo fenomeno avviene quando il Congresso non arriva ad un accordo sui piani di finanziamento entro il 30 settembre, visto che negli Stati Uniti il nuovo anno fiscale parte dal 1° ottobre. Un’indagine di Goldman Sachs citata da Reuters sottolinea che ogni settimana di shutdown ridurrebbe la crescita USA dello 0,2%. Gli esperti ritengono che per superare lo stallo tra Democratici e Repubblicani, dovranno essere fatti dei tagli alla spesa pubblica che potrebbero corrispondere ad un abbassamento del PIL a stelle e strisce dello 0,6%.

Condividi su

Informazioni sull'autore

Ti è piaciuto l'articolo ?

Non perderti neanche un contenuto, iscriviti subito alla newsletter gratuita di FreeFinance!

ISCRIVITI SUBITO