Sotto gli 80 dollari il petrolio Brent è sottovalutato?

Le quotazioni del petrolio Brent hanno una sorta di floor a 80 dollari? Dopo aver visto le attese di Goldman Sachs, che per il 2024 vede le quotazioni veleggiare tra 80 e 100 dollari al barile (undefined/1830), vediamo quelle di Deutsche Bank. In una recente ricerca, gli analisti infatti sottolineano come ribassi sotto gli 80 dollari al barile siano esagerati e porterebbero la commodity al di sotto del suo fair value, visto in questo trimestre intorno agli 87 dollari. Gli esperti sottolineano che si è esaurita la narrativa ribassista che ha caratterizzato settembre e ottobre, caratterizzata da una produzione USA migliore delle attese, da una domanda più debole da parte della Cina, da un aumento delle scorte di carburante negli Stati Uniti e la flessione dei margini di raffinazione. DB nota che si sta assistendo ad una stabilizzazione dei margini di raffinazione, cresciuti da 7 a 11 dollari al barile. Supponendo che persistano una parte dell’allentamento fondamentale da parte della produzione USA e la domanda apparente da parte della Cina, le previsioni sono per un deficit di 300mila barili al giorno nel 4° trimestre (inferiore rispetto alle stime precedenti di 1 milione di barili al giorno). Fonte: ricerca Deutsche Bank Gli analisti vedono potenziali problemi di fornitura da parte di Iran, Iraq e Venezuela. Per il primo Paese, l’export potrebbe essere compromesso dall’eventuale inasprimento delle sanzioni USA in una strategia di deterrenza da un’escalation del conflitto in Medio Oriente. In Iraq invece, il Ministro del Petrolio ha evidenziato che ci potrebbe essere un possibile accordo con il Kurdistan e delle imprese petrolifere estere che consentirebbe la ripresa dell’export di petrolio dall’Iraq settentrionale. Arrivando al Venezuela, con un potenziale alleggerimento delle sanzioni da parte degli Stati Uniti le compagnie petrolifere globali potrebbero essere lente a investire nuovamente nel territorio. Ciò per via di una difficoltà di attirare professionisti qualificati del comparto che hanno lasciato il Paese da anni e per la possibile necessità di rinnovare le attuali infrastrutture petrolifere. Un’altra minaccia per gli investimenti deriva da un potenziale ritorno delle sanzioni se non venissero rispettati gli impegni a indire elezioni libere ed eque. Guardando al 2024, DB vede un equilibrio meno costruttivo tra domanda e offerta, con un eccesso di 500mila barili al giorno da parte di quest’ultima nel caso di un atteggiamento dell’OPEC invariato. Nella seconda metà dell’anno il valore potrebbe passare a 1 milione di barili. Ciò evidenzia che i prezzi potrebbero assestarsi intorno agli 80 dollari. Deutsche Bank evidenzia che i Paesi non-OPEC riusciranno a soddisfare la crescita della domanda globale, portando il Cartello a non avere la possibilità di rinunciare alla politica di tagli attualmente in essere. In questo quadro ci potrebbe essere un taglio alla produzione di 1 milione di barili al giorno a partire da gennaio, il quale è ritenuto sufficiente a riportare i prezzi verso i 90 dollari. Un altro scenario giudicato improbabile, ma che presenta dati interessanti, è relativo al ritiro del taglio volontario dell’Arabia Saudita. Se ciò avvenisse, un obiettivo sarebbe sui 70 dollari al barile intorno alla metà del 2024. Ciò eserciterebbe una pressione al ribasso sul settore del tight oil USA, il più reattivo dell’offerta e che contribuisce a mantenere un prezzo di equilibrio poco osservato a 75 dollari. Fonte: ricerca Deutsche Bank

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Villeroy (BCE): ancora presto per iniziare a parlare di tagli dei tassi

Francois Villeroy de Galhau, Presidente della Bank of France, ha detto che la BCE manterrà fermi i tassi agli attuali livelli per alcuni trimestri, giudicando premature le scommesse su un taglio. Oltre a questo, l’esponente del board dell’Eurotower ha sottolineato che l’istituto potrebbe interrompere prima di fine 2024 i reinvestimenti nell’ambito del PEPP.

Il Leading Economic Index di ottobre torna a segnalare una recessione

Ieri il Conference Board ha pubblicato il Leading Index di ottobre. Il dato è stato pari al -0,8%, sotto il -0,7% atteso da Reuters e il -0,7% precedente. Justyna Zabinska-La Monica, Senior Manager, Business Cycle Indicators del Conference Board, ha detto che la flessione del mese è stata proncipalmente determinata dal peggioramento delle aspettative dei consumatori sulle condizioni di business, la diminuzione dell’ISM sui nuovi ordini, il ribasso delle azioni e l’inasprimento delle condizioni di credito. Il CB evidenzia che il LEI ha ripreso a segnalare una recessione di breve. L’istituzione si aspetta un PIL reale allo 0,8% nel 2024 e si aspetta una recessione molto breve a causa dell’inflazione elevata, i tassi elevati e la flessione della spesa dei consumatori. Fonte: Conference Board

Dichiarazioni Simkus (BCE) su possibili tagli dei tassi

Gediminas Simkus, Presidente della Banca centrale lituana, si è unito agli altri esponenti della BCE che sostengono sia ancora prematuro per parlare di tagli dei tassi e che il mercato starebbe sopravvalutando questa possibilità nel breve. Per Simkus comunque, non c’è nemmeno il motivo per parlare di un incremento del costo del denaro a dicembre.

Consumi USA: attenzione ai segnali della fascia alta della classe media

Bloomberg mette in evidenza un segnale negativo che arriva dai consumatori più ricchi in USA, i quali hanno ridotto le loro spese in vista del Black Friday. L’analisi dei dati svolta da Bloomberg Second Measure mette in luce come un gruppo dei rivenditori che guardano alla parte alta della classe media (tra cui compaiono Apple, Coach e NordStrom) ha registrato il calo delle vendite più grande degli ultimi due anni: non si sono salvati nemmeno i centri commerciali nelle aree più ricche (viene comunque evidenziato che i dati complessivi sono cresciuti). Kyla Bruun della società di sondaggi Morning Consult ha evidenziato che questi consumatori hanno guidato gran parte della spesa più forte del previsto, ma ora chi ha un reddito superiore ai 100mila dollari sta iniziando a diventare sempre più frugale. Quanto sta accadendo è rilevante, in quanto gli individui benestanti tendono a spendere denaro quando i tempi sono buoni e a ritirarsi più velocemente dei ricchi quando iniziano a sentirsi sotto pressione. Per questo studio, Bloomberg ha preso in considerazione l’affluenza di 30 grossi rivenditori e marchi di 10 categorie con valori medi delle transazioni superiori ai peer. Da gennaio le vendite dei centri commerciali e dei marchi nell’indice hanno subito un deterioramento, che di recente è peggiorato. Da agosto a ottobre il 70% delle aziende considerate ha visto una flessione delle vendite, con la variazione mediana del -14%. In generale si sta assistendo anche a un calo del 3,3% nel traffico all’interno dei centri commerciali negli ultimi 3 mesi. Un motivo di questo fenomeno è evidenziato sempre da Bruun e riguarda il fatto che la classe media è preoccupata per il proprio posto di lavoro e sta scegliendo di saldare i debiti dopo aver speso per le vacanze estive. Fonte: Bloomberg

USA: a ottobre vendite di case esistenti ai minimi da agosto 2010

A ottobre le vendite di case esistenti in USA hanno registrato un -4,1%, attestandosi a 3,79 milioni di unità, sotto le stime Reuters a 3,9 milioni e ai precedenti 3,95 milioni (rivisto da 3,96 milioni). Le vendite su base annuale sono scese del 14,6%. Per la rilevazione, si tratta del valore più basso da agosto 2010. Il prezzo medio di vendita è salito del 3,4% a/a, arrivando a 391.800 dollari, archiviando il quarto mese consecutivo di aumento dei prezzi.

Per la BCE i prestiti al settore immobiliare commerciale presentano rischi per la stabilità finanziaria

La BCE ha avvertito che l’esposizione delle banche europee al settore immobiliare commerciale potrebbe erodere la stabilità finanziaria se si dovesse verificare uno shock maggiore. Per l’istituto centrale, il settore immobiliare commerciale presenta le potenzialità per amplificare in modo significativo uno scenario avverso, aumentando di conseguenza le probabilità di perdite rilevanti per il sistema bancario. L’Eurotower ritiene che il 10% dei prestiti complessivi delle banche dell’Eurozona sia esposta agli immobili commerciali, sotto il 30% di quelli residenziali.

Dichiarazioni Lagarde (BCE) su inflazione

Christine Lagarde, Presidente della BCE, ha detto che non si può ancora dichiarare vittoria nella battaglia dell’inflazione, ma c’è tempo per valutare l’evolversi dei prezzi. Inoltre, sono premature le scommesse del mercato in merito ad un taglio in quanto il costo del denaro potrebbe rimanere agli attuali livelli per un paio di trimestri. Lagarde ritiene che si debba stare attenti ai rischi di un’inflazione persistente e ha ribadito il fatto che l’indice dei prezzi al consumo potrebbe accelerare nei prossimi mesi. La BCE monitorerà se le aziende assorbiranno gli aumenti salariali attraverso margini di profitto più bassi, se le aspettative di inflazione a lungo termine rimarranno ancorate al 2% e se le tensioni sul mercato del lavoro si attenueranno.

Le azioni sotto la lente

  • Deutsche Bank ha tagliato il rating su Banco BPM da buy a hold portando il prezzo obiettivo da 5,4 a 6,1 euro.
  • NIO ha annunciato l’intenzione di collaborare con Changan Automobile nello sviluppo di auto elettriche a scambio batterie, che permetteranno al gruppo di migliorare la redditività. Il processo di sostituzione delle batterie permette agli utenti di sostituire il pacco con uno completamente carico, senza dover quindi collegare il veicolo ad un punto di ricarica.
  • Truist Securities ha tagliato il target price sulle azioni Carnival da 17 a 15 dollari

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