Secondo quanto riporta Reuters, i componenti del board della BCE sarebbero sempre più in disaccordo sulle prospettive di crescita, elemento che potrebbe inasprire il dibattito sul tema dei prossimi tagli dei tassi. In particolare, le discussioni si concentrano sull’impatto sull’inflazione di una potenziale recessione.
Le colombe sostengono che l’economia sia più debole di quanto si pensa, con un incremento dei rischi di recessione e di un mercato del lavoro più morbido. Una flessione dell’occupazione farebbe scendere il reddito disponibile, erodendo i consumi. Ciò indebolirebbe le pressioni sui prezzi in modo più rapido, con il rischio di avere un’inflazione sotto target. A sua volta, questo indica che i tagli del costo del denaro dovranno essere più rapidi.
Al contrario, i falchi ritengono che i dati sulla crescita effettiva continuino a superare i risultati delle indagini, con l’economia che sta reggendo. Oltre a questo, la crescita è superiore rispetto ai livelli coerenti con un indice dei prezzi al consumo al 2%. Ciò potrebbe far propendere per una riduzione lenta dei tassi (magari un taglio a trimestre), con i falchi che si dovrebbero opporre a qualsiasi ipotesi faccia slittare il raggiungimento del target inflazionistico al 2026.
Fonte: Refinitiv