25 aprile 2023
I risultati trimestrali della First Republic Bank hanno mancato le stime degli analisti che prevedevano depositi per 137 miliardi di dollari, registrando un calo del 41% a 104,5 miliardi di dollari. Ciò ha fatto seguito alla crisi delle banche regionali del mese scorso, in cui clienti facoltosi e imprese hanno ritirato i loro fondi dagli istituti di credito più piccoli a causa delle preoccupazioni per l'impatto dell'aumento dei tassi di interesse sui loro beni. In risposta, First Republic prevede di tagliare fino al 25% della sua forza lavoro, di ridurre i saldi dei prestiti in essere e di limitare le attività non essenziali. Gli analisti temono che la fuga dai depositi di First Republic abbia lasciato la banca in una posizione più debole rispetto ai suoi rivali, poiché l'aumento dei costi di finanziamento potrebbe limitare la sua capacità di generare profitti sui prestiti. David Chiaverini, analista di Wedbush Securities, prevede che la banca dovrà affrontare perdite operative nei prossimi anni. Il titolo della banca è sceso del 22% nell’After Hours, cancellando i guadagni di questo mese e influenzando negativamente le azioni di altri istituti di credito regionali statunitensi come PacWest Bancorp. L'amministratore delegato di First Republic, Mike Roffler, ha assicurato agli investitori che la banca sta adottando misure per rafforzare la propria attività.
Le trimestrali di FRC rappresentano, a mio parere, un punto di svolta per comprendere la gravità della crisi bancaria negli USA e l'influenza che questa potrebbe avere sulle prossime mosse della FED. Come abbiamo visto in precedenza (https://t.me/freefinancepro/80) FRC è una banca di per sè non estremamente esposta a settori in crisi (come SVB e SI) e che, se non si fosse verificata una crisi bancaria di questa entità, probabilmente sarebbe andata avanti per la sua strada. I presidi di FED e FDIC non sono stati sufficienti ad evitare l'aggravarsi della crisi bancaria perchè il deflusso di depositi è stato enorme: passare da 173.5 miliardi di dollari a 104,5 miliardi di depositi (considerando anche l'iniezione di 30 miliardi messi dalle banche di investimento USA) in poco più di un mese non rappresenta una situazione sotto controllo. Al momento la fuga dei depositi sembra contenuta (-1.7% da fine marzo) ma vedremo nei prossimi giorni se questa forte correzione dell'azione innescherà nuovi deflussi. Sicuramente la FED non potrà ignorare questa situazione nelle sue decisioni di politica monetaria dei prossimi mesi.
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