USA: l'inflazione dei dazi sarà persistente?
28 maggio 2025
Secondo gli analisti di Goldman Sachs, i dazi aumenteranno l’inflazione statunitensi del 2% nel prossimo anno e mezzo. Questo comporterebbe una compensazione delle forze disinflazionistiche degli ultimi anni.
Il PCE core dovrebbe invece raggiungere il picco al 3,6% a dicembre, per poi scendere nel 2026.
La domanda che ci si pone è: l’accelerazione dei prezzi innescata dai dazi sarà temporanea? Si tratta dello stesso punto interrogativo del 2021 e 2022, quando le aspettative di inflazione sono cresciute in modo sostanziale, con le attese a lungo termine ancorate. All’epoca, è emerso come l’aumento dei prezzi non fosse diventato così radicato psicologicamente come si temeva. L’inflazione e le relative aspettative hanno iniziato una graduale normalizzazione.
Questa volta però alcuni osservatori ritengono che ci siano degli elementi di preoccupazione, come le norme di fissazione di prezzi e salari meno ancorate al target del 2% e l’impennata delle aspettative di inflazione elaborate dall’Università del Michigan (con un incremento anche del dato a lungo termine).
GS ritiene che la situazione attuale sia meno preoccupante rispetto al 2022, prevalentemente a causa della debolezza dell’economia e del tasso di disoccupazione. Questo dovrebbe mitigare le prospettive di inflazione alta e prolungata.
Ci sono poi tre differenze rispetto al 2022 che fanno mantenere la positività:
In primo luogo, il prossimo rimbalzo dei prezzi sarà probabilmente meno estremo rispetto al precedente. Questo rassicura, in quanto il rischio che l’inflazione alta si radichi psicologicamente e si normalizzi nella determinazione di prezzi e salari dovrebbe essere proporzionale all’entità e la durata dell’aumento di inflazione percepita da consumatori, lavoratori e aziende.
Oltre a questo, nel 2022 il mercato del lavoro è stato il più rigido nella storia statunitense, mentre oggi c’è un maggiore equilibrio. Per gli analisti, la ripresa della crescita salariale sarebbe un passo intermedio cruciale affinché l'inflazione elevata diventi persistente, ma con la guerra commerciale l’ansia per l’outlook appare superiore alla spinta da aspettative di inflazione più alte. L’indicatore anticipatore sull’indagine salariale di Goldman è sceso al 2,9%, area coerente con un’inflazione sotto al target.
Infine, negli scorsi anni i consumatori avevano un reddito disponibile più alto, ma una quantità di denaro da spendere inferiore per via dei vincoli pandemici. Questo ha portato le aziende ad alzare i prezzi più del solito, con un colpo ai volumi inferiore alle aspettative. Ora le società non hanno motivo di aspettarsi una reazione così tranquilla da parte dei consumatori, portando ad una maggiore cautela.
Al netto dei dazi, le ultime notizie sull’inflazione sono incoraggianti. Questo dovrebbe mantenere la Fed sulla buona strada per tagliare ancora i tassi quando la crescita dei prezzi tornerà a rallentare. Il picco degli effetti dei dazi dovrebbe manifestarsi sui dati inflazionistici da maggio ad agosto.
L’inflazione potrebbe diventare persistente in caso di ritorno dei dazi a livelli proibitivi o con una prosecuzione dell’escalation tariffaria fino al 2026.
Fonte: ricerca Goldman Sachs
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