USA: nuovi indizi sulla possibile insostenibilità dei consumi

Continuano ad emergere indizi in merito al fatto che il livello di consumi in USA potrebbe non essere sostenibile. Secondo l’ultima indagine di Goldman Sachs evidenzia che i debiti delle carte di credito a ottobre sono cresciuti dell’1,6% su base mensile nei cinque principali prestatori statunitensi, oltre il doppio rispetto all’aumento stagionale tipico dello 0,7%. Se questo dato può fare ben sperare sul fronte consumi, bisogna tenere in considerazione che ad essere più che raddoppiato è anche il tasso medio di morosità sopra i 30 giorni, passato nel periodo dal tipico 0,06% allo 0,16%. Le cancellazioni nette sono passate da 0,18 a 0,77 punti. L’ipotesi di una possibile insostenibilità del debito delle carte viene rafforzata anche dall’indagine della Fed di Boston, che mostra come a luglio gli individui con un reddito annuo inferiore ai 50.000 dollari utilizzavano in media tra l’80% e il 90% del credito disponibile. Dallo studio si legge che questo dato lascia a questi soggetti un piccolo margine per ammortizzare un possibile deterioramento delle condizioni finanziarie. Oltre a ciò, a luglio il rapporto tra il saldo del conto delle carte e il limite di credito del conto era oltre i livelli di febbraio 2020 per tutte le fasce di reddito. La situazione è complicata anche dal fatto che le banche stanno riducendo le erogazioni di crediti e dalla diminuzioni delle riscossioni di prestiti (nel 3° trimestre cinque grandi istituti di credito aveva recuperato il 18% delle cancellazioni lorde, contro il 23% della media a 10 anni). Tuttavia, le difficoltà potrebbero essere concentrate su alcune fasce di reddito, come quelle dei consumatori più poveri: American Express ad esempio, che tende ad avere una clientela più facoltosa, ha visto ad ottobre un tasso di morosità di oltre 30 giorni dell’1,3% sotto la media del 4% dei 5 principali prestatori. È da considerare anche la tempistica delle concessioni dei crediti: quelli degli ultimi due anni potrebbero rivelarsi più rischiosi, visto che i profili creditizi sono stati rafforzati dalle misure di stimolo.

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