USA: il mercato del lavoro si sta realmente indebolendo?
15 ottobre 2025
Il recente calo dell’occupazione statunitense deve preoccupare? Secondo una recente analisi della Fed di Dallas, potrebbe non essere così. La causa principale di questa affermazione risiede nel calo dell’immigrazione, che potrebbe far sì che gli Stati Uniti non abbiano bisogno di un aumento consistente dell’occupazione per mantenere stabile il tasso di disoccupazione.
Il concetto chiave dell’analisi è il tasso di pareggio della crescita dell’occupazione, ossia il numero di posti di lavoro necessari ogni mese per mantenere in equilibrio il mercato del lavoro.

Le stime della Fed di Dallas mostrano che questo numero potrebbe essere passato da circa 250mila unità nel 2023 ad appena 30mila a metà 2025.
Se così fosse, i guadagni più modesti in termini di NFP non sarebbero segnali di debolezza, ma di equilibrio.
Secondo l’analisi, il tasso di disoccupazione è un segnale più affidabile dello stato di salute del mercato del lavoro, in quanto non è influenzato dai cambiamenti demografici come i NFP.
Come è composto il tasso di pareggio
Il punto di pareggio dell’occupazione può anche essere definito come il numero di nuovi impieghi mensili che serve ad assorbire la crescita della forza lavoro.
Questa, a sua volta, può essere scomposta in tre elementi: la crescita della popolazione complessiva, il tasso di partecipazione alla forza lavoro e la quota della popolazione civile non istituzionalizzata sul totale.
Quando il tasso di crescita dell’occupazione eguaglia quello della forza lavoro, il mercato del lavoro rimane in equilibrio.
L’autore dell’analisi, Anton Cheremukhin, utilizza dati ad alta frequenza per stimare ciascuna di queste tre componenti, fornendo un quadro più tempestivo rispetto alle tradizionali statistiche del Census Bureau e del Bureau of Labor Statistics.
La stima in tempo reale della crescita della popolazione
Negli ultimi anni la principale fonte di volatilità nella forza lavoro USA è stata l’immigrazione. Per ottenere una misura più tempestiva rispetto ai dati ufficiali, Cheremukhin combina tre flussi:
- la variazione naturale della popolazione (nascite e decessi);
- l’immigrazione legale, stimata tramite le proiezioni del Congressional Budget Office;
- l’immigrazione non autorizzata, calcolata da dati amministrativi e di frontiera. Questa misura ha mostrato un forte afflusso nel 2022–2023 seguito da un netto deflusso nel 2025 (circa 300.000 persone).

Il risultato è un crollo della crescita demografica: dal contributo medio di 150.000 persone al mese nel 2023 a circa 50.000 nel 2025, dopo anni in cui si era stabilizzato intorno alle 90.000 unità pre-pandemia.
Ciclo del tasso di partecipazione alla forza lavoro
Dopo un aumento costante fino al 2023, la partecipazione ha iniziato a diminuire nel 2025, riflettendo un indebolimento ciclico e l’impatto dell’invecchiamento demografico.
Per isolare le tendenze di fondo, viene applicata una media mobile a 2 anni al tasso di crescita della partecipazione.
Nel 2023 questo fattore aggiungeva circa 100mila posti mensili al punto di pareggio, mentre oggi rappresenta un contributo negativo di 20mila unità, amplificando la contrazione dovuta al rallentamento della popolazione.
Il calo riguarda l’intera popolazione.
Rapporto strutturale tra popolazione civile e totale
L’ultima componente considera che il tasso di partecipazione viene calcolato sulla popolazione civile non istituzionalizzata (escludendo minori, militari attivi e persone in istituzioni).
Poiché questo rapporto cambia molto lentamente nel tempo, il suo contributo al punto di equilibrio è piccolo e stabile, di solito meno di 25mila unità mensili.
Cheremukhin lo tratta come un fattore strutturale a bassa frequenza, utile a completare la stima complessiva ma non responsabile delle variazioni recenti.
Conclusioni
L’analisi evidenzia che che il mercato del lavoro statunitense stia entrando in una nuova fase di equilibrio, in cui i guadagni contenuti dei Non-Farm Payrolls non indicano debolezza, ma stabilità.
Poiché il tasso di crescita della forza lavoro è rallentato per motivi demografici, anche un modesto aumento dell’occupazione è oggi sufficiente per mantenere costante la disoccupazione.
Con l’offerta di lavoro ormai prossima alla saturazione, la capacità inutilizzata è più ridotta di quanto si creda: bastano piccoli incrementi della domanda per esaurire la disponibilità di lavoratori, spingendo verso l’alto i salari e riaccendendo le pressioni inflazionistiche.
Per la Fed questo ha implicazioni importanti, in quanto riduce il margine di manovra sul taglio dei tassi.
Condividi su
Informazioni sull'autore
Ti è piaciuto l'articolo ?
Non perderti neanche un contenuto, iscriviti subito alla newsletter gratuita di FreeFinance!
ISCRIVITI SUBITO